Per certe teste non serve la mascherina ma il preservativo
La premessa, molto breve, non è parte integrante di ciò che segue: è l’essenza della opinione che il sottoscritto ha del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Mettiamola così: ciò che segue è soltanto un dettaglio, è l’eccezione che conferma il mio pensiero (il medesimo di tantissimi italiani) sul Mario Nazionale, anzi Internazionale.
La premessa è che siamo stati fortunati, noi italiani, a ritrovarci una personalità come Draghi alla guida del governo nella fase più drammatica della nostra storia politica, economica e sociale del dopoguerra. La spiegazione è decisamente scontata, è nel fatto che il prestigio mondiale, le capacità, il carisma e lo stile istituzionale di Draghi sono già patrimonio di larghissima parte della coscienza collettiva. Fanno ancora resistenza i militanti e simpatizzanti delle destre di opposizione e di governo. Ma è il loro mestiere, c’è poco da recriminare.
Il “ciò che segue”, ossia il dettaglio, l’eccezione che conferma la regola è la scelta del Presidente del Consiglio di accelerare le “aperture” – il suo “rischio ragionato” – confidando nel senso di responsabilità degli italiani. Un errore madornale – a mio modesto avviso – perché è Draghi per primo che non ci crede. Egli non crede, non già nella stragrande maggioranza degli italiani, gente seria che nelle emergenze sa dare il meglio di sé, ma in quella minoranza, nel pizzico di sale in più che riesce purtroppo a rovinare la minestra. Tuttavia, sostanzialmente cede.
Sabato il Premier, messo ancora sotto pressione dalla propaganda elettorale delle destre, si è visto costretto a ripetere un pensiero in cui egli crede fermamente ma che contraddice la realtà delle aperture già in atto e le altre in calendario già da metà maggio. Sabato, al termine del vertice europeo di Oporto, riflettendo sulle questioni più squisitamente italiane, egli ha detto: “Io voglio riaprire, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a divertirsi, a stare insieme. Ma bisogna farlo in sicurezza, calcolando bene il rischio che si corre… Io voglio riaprire, ma usiamo la testa”.
Ora – dopo aver chiesto venia ai lettori, e naturalmente al Presidente del Consiglio – vorrei, diciamo così, “paesanizzare” un po’ la questione, nel senso di guardarla attraverso gli occhi della gente di paese, il cittadino comune abituato a vivere la realtà quotidiana per quella che è, stando con i piedi ben piantati a terra, lontano dalla scena, ovvero al netto delle suggestioni delle luci e dei trucchi della ribalta.
Ho un vecchio e caro amico che vive a Grottaminarda. Si chiama “Mincuccio”, uno della sinistra dura e pura, nel suo caso aggiungerei anche “seria”. Al riguardo delle cose che sto scrivendo, l’ha buttata in metafora calcistica e mi ha detto: “Draghi? Mi sembra Pirlo: nelle conferenze stampa analizza sempre i difetti della squadra, ma non trova mai il rimedio”.
Ecco, il Presidente del Consiglio sa perfettamente quali sono i difetti della sua squadra di governo. Lo sa perché oltre ad essere il Grande Economista che il mondo ci invidia e rispetta, ha nel Dna la Politica allo stato puro, nella sua accezione più alta e nobile che ricomprende la capacità di mediazione senza disperdere l’essenza dell’obiettivo. E fin qui ci siamo.
Epperò il nostro Mario Nazionale e Internazionale conosce benissimo anche i difetti degli italiani, ovvero di quella minoranza di italiani – una minoranza capace di far danni enormi – che si sottrae all’uso spontaneo della testa se non viene opportunamente sanzionata. Peggio ancora se si lascia intravedere – a quella minoranza – che l’uso della testa non è un dovere ma un’opzione: cosa che di fatto sta avvenendo, come dimostrano gli assembramenti, assai spesso senza mascherine, in tutte le piazze e strade della movida d’Italia, con le forze dell’ordine a far sangue amaro perché se intervengono – con i pattugliamenti d’un paio di poliziotti al massimo – rischiano d’essere prese a fischi e pernacchie. E siamo soltanto all’inizio delle aperture.
Ora, siamo tutti ben disposti a sperare che tutto andrà per il meglio, che non ci sarà la quarta ondata, che l’estate farà calmare il Virus, che Figliuolo riuscirà entro settembre a immunizzare il Paese. Siamo disposti a sperare anche perché, a conti fatti, non abbiamo alternative.
Non ci si può chiedere, tuttavia, di sperare che quella minoranza usi spontaneamente la testa dopo aver dimostrato che è “allergica” perfino all’uso della mascherina.
Forse, per trovare rimedio alle analisi senza soluzioni di Pirlo, bisogna cambiare la prospettiva: capire la reale struttura delle teste di certi italiani ed imporre, non l’uso della mascherina, ma del preservativo.
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