Lettera di un bambino neonato al Prof. Enrico Ferrazzi*

“Forza, ci siamo! Ultimo sforzo, non molli, ancora un po’ di pazienza e lei è una mamma!”.
Queste sono le prime parole che ho sentito pronunciare in vita mia. Erano quelle dell’ostetrica dello staff del Prof. Enrico Ferrazzi, il quale ha diretto in modo straordinario il faticoso parto della mia mamma alla Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano.
Caro Prof. Ferrazzi, grazie per aver creduto in me! La mamma non era sicura che ce l’avrei fatta da solo (si fa per dire da solo). Era terrorizzata all’idea dell’anestesia e del cesareo e aveva sempre detto: “Meglio il dolore che perdermi quell’attimo in cui mio figlio entrerà nell’atmosfera terrestre al di fuori di me”.
Prof., lei è stato molto più del Capo dei dottori e delle ostetriche, molto più di una sala parto impeccabile, molto più di una camera confortevole nella quale mi sono ritrovato insieme alla mia mamma, molto più di un “regista” che l’ha diretta nei 9 mesi in cui le ho fatto vedere i sorci verdi! Lei e il suo reparto siete un posto sicuro, mi sono sentito protetto in tutto il mio lungo percorso fluttuante. La vedevo, sa, quando mi puntava la telecamera!
Mentre uscivo dal “guscio” sotto la sua guida, ho sentito di altri neonati in difficoltà e delle loro mamme in pericolo di vita per tante complicazioni, ma voi li avete salvati. L’ostetrica, le infermiere, sono state tutte così carine con me e con la mamma durante e dopo ed io non lo dimenticherò.
Possiamo darci del tu? Scusami, ma mi sembri un tipo alla mano. Mia mamma ti ha sempre descritto come un dottore umano, con una sensibilità speciale e una competenza di altissimo livello. Sono stato proprio fortunato ad essere nato qui, nel tuo ospedale, con il tuo staff.
Però c’è un però. Io mi sono accorto subito che qualcosa non andava intorno a noi mentre nascevo. Ho visto ostetriche e infermiere con scafandri, maschere, occhiali da marziane e voi dottori altrettanto abbardati, ma non come in un classico “ospedale per bambini che nascono”.
Un’apprensione e una preoccupazione giravano nell’aria, nonostante fossimo nel reparto dell’esplosione della vita. Accidenti Enrico, avresti dovuto avvisarmi, io sono nato in piena pandemia di Covid-19!
Un virus mostruoso e allo stesso tempo invisibile che ha minacciato me, la mamma, voi, il mondo! Ho saputo che ci sono stati centinaia di morti mentre io nascevo, decine di migliaia nelle settimane precedenti e successive e questo mi sconvolge. Io nasco e gli altri muoiono? Mi sento a disagio, mi sento quasi in colpa.
Avrei tante domande da farti, oltre a sentirmi a disagio. Per esempio: quanto abbiamo rischiato la mia mamma ed io? Ci sono state mamme meno fortunate della mia? Le mamme e i papà, a causa del virus, hanno paura di concepirci? Voi dottori, tutti abbardati e mascherati e distanziati, come fate a parlarvi tra di voi e a scambiarvi le cose che studiate? Enrico, ma c’è qualcuno che vi aiuta in tutta questa grande impresa per noi e per la vita?

“Caro neonato, non sentirti a disagio, la vita continua. La pandemia è arrivata prima di te, mentre tu crescevi nel grembo della tua mamma ed io non potevo avvisarti. Ma il nostro ospedale ha immediatamente reagito a questo evento straordinario e drammatico e si è strutturato per mettere in sicurezza tutti voi: mamme, feti, neonati e anche papà. Ti ricordi che il tuo papà era con noi mentre nascevi? In tempo di Covid non è così scontato. Quando tu stavi per venire al mondo, nessuno poteva immaginare di trovarsi in una situazione così emergenziale. Abbiamo reagito e cercato di utilizzare tutte le nostre conoscenze e tutti gli strumenti a nostra disposizione per darvi sicurezza, accoglienza e continuità di cura in un momento pericoloso. Noi non abbiamo vissuto i drammi dei nostri colleghi anestesisti, impotenti di fronte ad una patologia che non si conosceva, e abbiamo conservato più energie e positività per trasmetterle a voi. Ma quei colleghi erano tra noi e non potevamo essere indifferenti e spensierati. Abbiamo avuto la fortuna di affrontare il Covid non come malattia mortale, a differenza loro, e il nostro ruolo è stato quello di darvi fiducia, anche se non si sapeva esattamente come affrontare il virus. Dal punto di vista umano ed emozionale, è stata una grande esperienza. Ma anche dal punto di vista dei successi e dei risultati. Da noi, e in generale in tutti i grandi ospedali lombardi, allo scoppio della pandemia, sono arrivate tantissime mamme come la tua perché avevano bisogno di strutture sicure, all’avanguardia. E noi lo siamo.
No, non avete rischiato, eravate protetti. Devo confessarti che noi siamo stati un modello, non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa. Le famiglie come la tua hanno scelto la sicurezza dei grandi ospedali come il nostro e altri 5 in Regione. Una vera e propria task force. Da noi le nascite sono aumentate di circa il 3% durante la pandemia, mentre la tendenza generale a dicembre 2020 era in calo. Siamo stati un modello capace di offrire linee guida a livello nazionale (Linee guida Società Italiana Ostetricia e Ginecologia) e internazionale. Abbiamo dimostrato per primi che la gravidanza Covid si può portare a termine con una casistica importante. A maggio 2020, infatti, siamo usciti con un primo grosso lavoro sulla possibilità di portare a termine una gravidanza anche in pazienti sintomatiche. Altra cosa importante: grazie ai neonatologi della Lombardia e della Mangiagalli, è stata pubblicata sull’ ”American Journal of Pediatrics” la notizia della possibilità dell’allattamento al seno da parte di una mamma positiva al Covid. Un grande vantaggio per voi neonati perché vi si danno anticorpi senza provocarvi contagio!
Ci sono state mamme meno fortunate della tua, ma non molte. Le donne positive con complicanze respiratorie nella prima ondata sono state 2 su 247 in tutta la Mangiagalli, mentre in Lombardia 1 solo caso di circolazione extracorporea perché i polmoni non funzionavano. Ma nella seconda ondata, quella della variante inglese, le cose si sono complicate. Abbiamo avuto 9 signore giovani, non obese, non ipertese, non diabetiche, senza patologie infiammatorie, con complicanze molto severe.
Certo, che mamme e papà hanno paura. E per tanti motivi, anche economici, a causa della crisi mondiale. Ma noi li aiutiamo. Le mamme in attesa si presentano 3 mattine a settimana e noi facciamo informazione sul Covid e su come gestire l’emotività e le ansie. Tuttavia, l’effetto complessivo della pandemia è un calo del 20% della richiesta di informazioni sulla gravidanza, mentre sono in aumento le richieste sulla contraccezione. Ma stai tranquillo, le nostre sale parto continueranno a festeggiare il dono della vita.
Che neonato curioso! In questo momento tutta la parte scientifica e clinica è fatta in rete, ma questo ha anche dei vantaggi: ti permette di collegarti e di aggiornarti senza dover intraprendere viaggi. Il lavoro a distanza ormai è un metodo, non più un’eccezione. Speriamo comunque di poter tornare alla presenza perché il coinvolgimento tra di noi in presenza fisica è molto importante.
Sì, qualcuno ci aiuta. La Fondazione Francesca Rava, durante la prima ondata, ha donato all’area ostetrica apparecchiature come ecografi per sdoppiare i reparti e ben 12 letti in terapia intensiva. Un intervento milionario. La Fondazione Cuamm ha messo nelle stanze della Mangiagalli sistemi video che permettono alle mamme di rimanere in contatto con la guardiola del personale per qualsiasi necessità e tablet collegati a voi in neonatologia, se non siete con loro in camera. Che ne pensi? Fammi sapere”.
“Caro Prof., penso proprio di essere un neonato felice e credo che

*Direttore della Clinica Ostetrica Mangiagalli del Policlinico di Milano e Professore Ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università degli Studi di Milano

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