I No Vax sono liberi di uccidersi, ma non di uccidere

Sabato, attraverso il Corriere Della Sera, Nando Pagnoncelli ha fornito e commentato i risultati del sondaggio Ipsos sulle vaccinazioni nel nostro Paese. Dall’indagine emerge un dato sorprendente, in larghissima misura condizionato dagli effetti devastanti prodotti nella testa dei cittadini da una strategia comunicativa superficiale, contraddittoria e con ogni probabilità viziata dagli enormi interessi economico-finanziari delle grandi case farmaceutiche. Il dato inatteso è che ammonta a ben il 12% il numero di persone che nettamente rifiuta il vaccino, e che il 20% non è sicuro di volerlo fare e comunque vuole attendere per meglio capire quale marchio dà più garanzie di sicurezza tra quelli disponibili.

Tutto sommato, si tratta di sorpresa fino a un certo punto: la pessima comunicazione – ripetiamo – di cui si sono resi responsabili, a pari demerito, rappresentanti dell’industria farmaceutica, politici, Ema e Aifa, non poteva che produrre le conseguenze registrate da Ipsos. L’indagine aggiunge che i No Vax sono presenti soprattutto nel Nord Est e tra chi vota Lega: invero, la prevalenza di questo profilo si poteva dare per scontata dopo le cose che da un anno ad oggi abbiamo ascoltato dagli ospiti dei talk show e letto sui giornali.

Tuttavia, il punto che ci interessa è un altro. Vi raccontiamo un episodio accaduto in Irpinia in queste ultime settimane e verificato dal sottoscritto. Ve lo raccontiamo opportunamente salvaguardando la privacy dei protagonisti.

Circa venti giorni fa, un 52enne costretto al riposo da un’infezione causata dal catetere ha ricevuto la visita di un amico, non solo dichiaratamente No Vax, quant’anche e soprattutto “No Tutto” ciò che viene raccomandato per contenere il rischio di beccarsi o di trasmettere il Virus, a cominciare dalla mascherina e dal distanziamento. Risultato: dopo 4 giorni, il poverocristo già sofferente per il problema testé descritto ha accusato sintomi riconducibili al Covid. Il tampone rapido prima e molecolare dopo hanno confermato i sospetti del medico di base. Ricoverato all’ospedale di Ariano Irpino per l’aggravarsi della sintomatologia, è stato intubato l’altra sera e versa in condizioni molto preoccupanti. Nel frattempo sono stati scoperti positivi anche la moglie e un figlio. Positivo, naturalmente, l’amico piombatogli in casa senza alcuna protezione, e assieme a lui i propri conviventi.

Si ritiene che storie del genere siano molto ricorrenti. E la considerazione nuda e cruda indotta da simili comportamenti non può che essere una: i No Vax hanno il sacrosanto diritto di non vaccinarsi e perfino di non credere che da 14 mesi ci sia in giro nel mondo un Virus che si chiama come si chiama e che fino ad ora ha fatto tre milioni di morti e danni economici ormai incalcolabili. L’unica cosa che ai No Vax non può essere consentita è di andare nelle case altrui, e comunque nei luoghi indicati da Dpcm e ordinanze locali, senza le prescritte misure protettive. Detta altrimenti, e con il cinismo dovuto, sono liberissimi di farsi del male e perfino di suicidarsi nel modo che più gli aggrada, ma non possono arrogarsi la libertà di far del male o addirittura di uccidere il prossimo.

Altro capitolo. Tra i No Vax, da un capo all’altro del Paese, ci sono non pochi dipendenti pubblici: personale sanitario e diffusamente di altre categorie. Per costoro le cose cambiano. Ci sono indicazioni precise al riguardo. La questione più sensibile è quella che riguarda il personale sanitario, almeno in questa fase di cupa emergenza. Chi rifiuta il vaccino può essere demansionato e perfino licenziato. Ed è più che opportuno così: si lavora in ambienti per definizione esposti a rischio: gli ospedali e gli ambulatori territoriali sono frequentati da una moltitudine di pazienti affetti dalla più svariate patologie e bisognosi di controlli e terapie. Come si fa a stare sicuri di non infettarsi da un medico, un infermiere, un qualsiasi operatore che non si sia immunizzato per propria scelta?

Prendiamo le cose di casa nostra: Irpinia, Campania. Giusto per esemplificare, ci permettiamo di chiederlo ai direttori dell’Asl di Avellino e del Moscati, Morgante e Pizzuti: come siamo messi? Quanti No Vax contiamo? Sono stati finora assunti provvedimenti? Quali controlli vengono effettuati? E chi controlla i certificatori?

L’ultima delle domande appena poste è pertinente e tanto più. Si può rifiutare il vaccino soltanto se viene documentato che il lavoratore è affetto da determinate patologie, invero molto rare, per le quali c’è una controindicazione al farmaco chiaramente definita. Chi certifica questa condizione è il medico di base. Per carità, i medici di base fanno il loro lavoro con dedizione e onestà. Ma perfino Eva – che pure se la godeva nel Paradiso Terrestre – cedette alla tentazione e si trascinò dietro quello sprovveduto di Adamo, lasciando poi in brache tutti noi in questa Valle di Lacrime, ieri a combattere con Spagnola e Colera, oggi con il Covid e domani chissà.

E allora la ripetiamo, la domanda, ai due direttori generali: chi controlla i certificatori? Si trattasse di un paio di giorni di malattia inesistente per assentarsi in ospedale o a scuola o in ufficio o in fabbrica, per quanto esecrabile, nessuno ci farebbe su un dramma. Qui è diverso: il sanitario No Vax più di ogni altro può infettare fino ad uccidere un paziente, perché i pazienti si affidano totalmente – “devono” totalmente affidarsi – a chi li tiene in cura.

Tutto qui il problema. Perciò, dateci risposte, fateci capire.

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