Vaccinazioni: il silenzio degli (anziani) innocenti
Leggo il quotidiano “Libero” per mestiere ma non con piacere. Non ne condivido la linea politica, ancorché più che legittima per chi la detta e per chi l’accetta. Dal mio punto di vista, certamente opinabile, è troppo “nordista”. Anzi, nordista in toto. Mettiamola così: le mie “dispiaciute” letture di Libero sono di natura squisitamente geopolitica.
Mi piace aggiungere che non mi perdo mai i “fondi” di Vittorio Feltri, Grande Maestro e Firma eccellente: sempre superlativo, al di là delle opinioni, quando è sobrio. Sobrio nel senso opposto, metaforicamente parlando, alle ubriacature – razziste in generale e antimeridionaliste in particolare – cui spesso, e pare anche volentieri, si lascia andare.
Tuttavia non ho potuto non leggere con piacere, oltre che per mestiere, un “pezzo” di pochi giorni fa apparso sulla prima pagina di Libero sotto un titolo che nella sostanza lancia il seguente messaggio: contro il Covid vaccinano prima i giovani, mentre di Covid muoiono gli anziani.
Ho letto con piacere perché stavolta quel giornale ha colto nel segno – finalmente senza distinguere tra anziani del Nord, del Centro e del Sud – una verità che dal nostro osservatorio provinciale abbiamo da un mese e più denunciato attraverso i servizi dei colleghi di Irpinia Tv.
Chiariamo subito, per doverosa correttezza, che ricade sul precedente governo giallorosso la responsabilità di scelta dei criteri di priorità adottati. Giusta la prima corsia preferenziale al personale sanitario che negli ospedali e negli ambulatori è direttamente esposto al rischio contagio. Discutibile, e non poco, l’estensione tout-court agli amministrativi. Dei medici e veterinari beatamente in pensione si dovrebbe dire “vergogna”, ma facciamo finta (col cavolo!) di ignorare. Idem per il personale scolastico (qualcuno potrebbe spiegare che senso ha vaccinare i prof e ausiliari annessi e non anche gli studenti?). No comment – perché sarebbe impossibile trovare parole adeguate – circa la priorità concessa agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine: sarebbe interessante apprendere i ragionati motivi per cui è stato deciso d’immunizzare in anticipo, rispetto agli anziani e perfino ai soggetti fragili, persone di 20, 30, 40, 50 ed anche 60 anni che per definizione (altrimenti che “forze” sarebbero”!) godono di buona salute e perciò stesso – lo dice la Scienza, non il sottoscritto – sono molto meno esposte al rischio di conseguenze letali determinate dal Covid.
A questo punto, tornano d’obbligo due domande dichiaratamente retoriche. La prima: quando il governo giallorosso decise i criteri di priorità nelle vaccinazioni, era proprio necessaria l’intermediazione della proverbiale zingara per “indovinare” che il Virus avrebbe fatto strage soprattutto di persone anziane, tanto più se affette da patologie in qualche misura connaturate con l’età avanzata?
La risposta naturalmente è no. E lo è per la semplice, banalissima ragione che non c’era niente da indovinare: per quasi un anno, dall’insorgenza del Virus in Italia, ogni sera alle 18 in Tv quelli dell’Unità di crisi ci hanno aggiornati sull’andamento della pandemia. Ricordate: oggi X decessi, X guariti, X contagiati, X ricoveri in terapia intensiva e via discorrendo. Ogni santo giorno il governo era a conoscenza, non solo del numero dei decessi, ma anche dell’età dei morti. Operazione statistica elementare. Risultato scontato: morivano e continuano oggi a morire a poco meno del novanta per cento gli over 80 e 70 e via via sempre meno scalando con l’età.
La seconda domanda: era proprio necessario che arrivasse Mario Draghi per capire e disporre che, fatto salvo il personale sanitario, peraltro già tutto vaccinato – compresi i medici e veterinari in pensione, e compresi i medici di famiglia, questi ultimi giammai nella trincea anti-Covid – la priorità assoluta va accordata ai soggetti che per l’età sono i più direttamente esposti alla “chiamata” in Paradiso?
Certo, è pur vero che Draghi è un economista di fama mondiale ed ha una particolare scienza e confidenza con i numeri. Ma davvero vogliamo credere che l’ex Premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute di ieri e di oggi, Roberto Speranza, non fossero in grado di contare fino a dieci, centomila morti per Covid, quanti ne abbiamo avuti in Italia, e comporre con una semplice operazione le percentuali dell’età delle vittime?
Il Corriere della sera di ieri ha titolato così in prima pagina: “Vaccini, il caso degli anziani”. Nell’occhiello sono riportati i numeri: “La seconda dose solo al 15% degli over 80, la prima a meno della metà”. Nella riga di sottotitolo il resto: “Il governo chiede alle regioni di accelerare…”. Ovvero, il governo striglia le regioni, e sollecita priorità per anziani e fragili. Sicché la eco della medesima seconda domanda si fa più acuta: doveva arrivare un Draghi perché si capisse e si facesse la cosa più naturale e scontata di questo mondo, tant’è vero che così si sta facendo nel resto del Globo?
Il Corsera ha fatto bene a ricordare agli smemorati (soprattutto di ieri, non pochi dei quali sono rimasti nel governo di oggi) le percentuali per fascia di età dei morti Covid cui accennavamo sopra. Le riproponiamo per chi non le avesse lette: 24,43% oltre 90 anni; 41,56% tra 80 e 89; 24,24% tra 70 e 79; 9,44% tra 60 e 69; 3,24% tra 50 e 59; 0,83% tra 40 e 49; 0,19% tra 30 e 39; 0,05% tra 20 e 29; 0,01% tra 10 e 19; 0,01% tra 0 e 9 anni. I decessi degli over 70 sono pari all’86,23 per cento.
Se questo quadro viene sovrapposto a quello delle percentuali per fascia di età dei soggetti finora vaccinati vien fuori il senso sostanziale, praticamente uguale al nulla, della considerazione che si è data agli anziani e ai fragili nell’attuale processo della campagna vaccinale.
E allora, c’è o non c’è una enorme responsabilità politica in certe scelte? In questi giorni sono state “contabilizzate” le morti in più che la sospensione di AstraZeneca per mezza settimana ha causato; epperò a nessuno è venuto in mente di studiare quanti decessi in meno di over 70 e di fragili (questi ultimi indipendentemente dall’età) avremmo avuto se la priorità del vaccino fosse stata concessa a loro e non ai “giovanotti” (alle condizioni suddette) della Scuola e delle Forze dell’Ordine.
Attenzione, però. C’è il rischio che anche l’attuale governo possa commettere errori grossolani e gravi, ad esempio, nella declinazione della gerarchia di priorità per i soggetti “fragili” non “estremamente vulnerabili”, bensì definiti come “persone con aumentato rischio clinico se infettate da Sars -Cov – 2 a partire dai 16 anni di età e fino a 69 anni”. Provate, a mo’ di verifica, a chiedere al vostro medico di famiglia se state o meno nella condizione testé citata. Vi risponderà: “Non lo so”. Provate anche a chiedergli cosa bisogna fare per vedersi riconosciuta quella priorità. Vi risponderà ancora: “Non lo so”. E mica per colpa dei medici di famiglia! La mancanza di chiarezza è al ministero della Salute. Magari chiariranno – diciamo così – con il governo Draghi 2. Quando sarà, se ci sarà.
Intanto, e per concludere, il Draghi 1 – attraverso i suoi più autorevoli rappresentanti, a cominciare dal Premier – si sta opportunamente concentrando proprio sul problema vaccinazioni, assunto a questione di primario interesse nazionale e a dignità strategica di “campagna di guerra”, a prescindere dal fatto che a guidarla sia un Generale di Corpo d’Armata. Anche lungo la strada delle ottime intenzioni del Premier, tuttavia, ci sono ostacoli che potrebbero rallentare l’attuazione del programma di immunizzazione già complicato dalla disdetta di non poche forniture (non solo di marchio AstraZeneca).
Gli ostacoli maggiori potrebbero arrivare proprio dalla Politica, dalla cattiva Politica. Ecco perché sarebbe cosa buona e giusta se partiti e partitini, personaggi e personaggetti – dal centro alla periferia, dai segretari di partito ai ministri, dai parlamentari ai consiglieri regionali, dai sindaci ai consiglieri comunali – si dessero una calmata e contribuissero a tirare la carretta, invece di giocare partitelle personali per vanità, potere, interessi estranei al bene comune, ostruzionismo tout court, semplice stupidità (che è il limite più pericoloso, più diffuso e pressoché irrimediabile).
Per ora, ed è quanto dire, l’esempio macroscopico d’un qualche segnale di “rischio politico” arriva dal duo Renzi-Letta. Dalle battute sottili, ma anche da azioni concrete, che si stanno scambiando in queste ore (vedi la vicenda dei gruppi parlamentari Pd), sembra che il segretario dem di freschissima elezione e il suo “pre-predecessore” nonché, come lui, ex Premier, abbiano una voglia matta di menarsi, stavolta in stile pupi siciliani. Che lo facciano pure, magari a suon di campanelle modello Palazzo Chigi, giusto per conservare la memoria cellulare delle loro passate ed eroiche imprese. Ma abbiano il buon senso di spostarsi dietro le quinte, evitando così di occupare la scena principale e fare danni. Ora l’Italia ha bisogno di tutt’altro.
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