Enrico, il direttore, il grand hotel
– di Anna Carmen Lo Calzo –
Chi non ha mai sognato di trascorrere una o più notti nel lussuoso hotel Ritz di Parigi, dove soggiornano sultani, principi e principesse, star internazionali, donne e uomini di potere, turisti alla ricerca di accoglienza in pompa magna? A Parigi il Ritz è il simbolo dell’eleganza, dello stile, dell’esclusività. A Milano tutto questo è rappresentato da un noto hotel 5 stelle lusso, paragonabile al Ritz per prestigio e opulenza. Una dimora maestosa nel centro della città, nella quale da sempre le persone provenienti da tutti i Paesi del mondo si incontrano per grandi affari. Un punto di riferimento per celebrità, personaggi istituzionali, artisti e viaggiatori esigenti.
Enrico lavora in questo hotel da più di 30 anni ed è rimasto a lavorare in presenza. Mi accoglie insieme allo storico direttore, un uomo di grande fascino, proveniente da uno dei più famosi resort sul lago di Como. Esperienza decennale per entrambi, uomini di mondo, capaci di gestire ospiti con le esigenze più bizzarre, eventi internazionali e allo stesso tempo famiglie, coppie, viaggiatori alla scoperta della città della moda e del design, dei siti storici, dei laghi e delle bellezze che circondano il capoluogo.
La pandemia ha colpito il cuore di questo albergo che non si fermava mai, che accoglieva ogni giorno centinaia di persone, di storie, di attività che portavano nutrimento anche a coloro che prestano servizio al suo interno. Enrico mi saluta con un sorriso fatto di professionalità e di ottimismo, identico a quello del direttore. ”Benvenuta signora, noi siamo sempre qui a vostra disposizione, nonostante le difficoltà del momento. Offriamo ai nostri ospiti tutti i servizi consentiti nel rispetto delle regole anti Covid, con la passione di sempre”. Cordialissimo, mi conduce tra le sale vuote della reception, del lounge bar e del ristorante stellato. Scorgo due coppie, a distanza più che dovuta, che consumano una colazione intima in una atmosfera decisamente surreale. “Noi non possiamo fare altro che esserci per i nostri clienti, sempre e comunque. Questo albergo è un simbolo per la città, è il luogo in cui accadono cose importanti, si creano sinergie, nascono business internazionali, si rifugiano artisti, famiglie, personaggi. Lo stile italiano è racchiuso negli hotel come questo e noi abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di continuare a essere a disposizione del nostro pubblico anche in questo momento.” Rimango affascinata dalla solennità, dalla dignità e dallo spirito positivo di due uomini che, nonostante abbiano le spalle coperte dalla solidità del Gruppo al quale appartengono, avrebbero potuto dare segni di insofferenza e di sconforto. Vivere in un grand hotel significa essere sempre pronti a cambiamenti, emergenze, situazioni inaspettate, nel bene e nel male. Forse questa esperienza è diventata per loro una filosofia di vita e non solo un sorriso di facciata. Il rapporto con il pubblico, l’empatia, la capacità di risolvere problemi, dai più semplici ai più complessi, significa conoscere gli animi, conoscere le pulsioni, le necessità, spesso le debolezze delle persone. Enrico e il direttore sono due persone speciali. Oggi ho parlato con loro e ho scoperto che, dietro all’atteggiamento formale e impostato, esistono persone che con immensa passione stanno lottando contro il virus maledetto a costo di sognare. “Non si può smettere di aspettare che dalla porta girevole entrino i nostri clienti. Molti di loro tornano qui da anni perché si sentono a casa. E noi ci sentiamo di accoglierli con tutta la nostra dedizione, anche se in certi giorni gli ospiti si contano su una mano. Questo è un luogo da sogno sia per loro sia per noi. Quando vengo a lavorare ogni mattina, a causa del lockdown e della desolazione che purtroppo si è creata anche qui, mi sembra di non ricordare cosa ho sognato. Ma poi varco la soglia, mi metto la divisa, entro in sala e improvvisamente ricordo tutto. Non importa se ora siamo in pochi. I sogni non costano niente, la passione si nutre di sogni e la vita è fatta di sogni che si rinnovano ogni giorno. Il nostro albergo è il simbolo del mondo fatto di tante etnie e di tante culture. Presto queste culture torneranno ad incontrarsi qui. E noi continueremo a sognare con loro”.
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