Vaccini e Big Pharma. Vaccinazioni e… Alfonso
L’edizione di ieri de “Il Sole 24Ore” recava il seguente titolo di apertura della Prima Pagina: “Farmaceutica, per i big anti Covid profitti raddoppiati a 71 miliardi”.
Non mi sono affatto scandalizzato, anche se certe cifre – forse per un automatismo dell’inconscio – inducono a comporre l’equazione Vaccino uguale Speculazione. Chiaramente le cose non stanno così: le imprese fanno il loro mestiere, non è certo colpa loro se il Virus ha messo il mondo in ginocchio e il vaccino è l’unico rimedio possibile per farlo rialzare.
Giusto per completare l’informazione sul business, e ancora attingendo all’elaborazione del “Sole”, si legge che “… I vaccini e le cure anti-Covid garantiranno oltre 71 miliardi di dollari di utili netti alle multinazionali del farmaco”; ovvero “Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca, Johnson &Johnson, Novax e Cansino Biologics”; ma anche “Ai produttori di anticorpi monoclonali come Ely Lilly e Regeneron”. Converrete sia doveroso aggiungere, da parte di tutti noi, e assolutamente senza ironia, ch’è una fortuna avere al mondo questi colossi della farmaceutica: quando non c’erano, di pandemia si moriva e si soffriva perfino più di oggi, ed è quanto dire.
Non mi sono affatto scandalizzato per il fiume di guadagni che sta inondando Big Pharma, dunque. Ma un po’ incazzato – confesso – sì. E non per i casi sospetti di letali reazioni avverse per i quali si sta indagando, ad esempio, su AstraZeneca. Certe eventualità, peraltro ancora tutte da verificare, sono preventivate nel conto generale. Come dicono gli scienziati veri e seri, è un rischio che con i farmaci vale la pena correre, considerato che non c’è partita tra i benefici certi che se ne traggono e il pericolo estremo di rimetterci la pelle.
La mia incazzatura – e credo anche la vostra, cari lettori – me l’ha provocata la disinvoltura con cui AstraZeneca, ma anche Pfizer e forse altri, non hanno mantenuto fede ai contratti di forniture sottoscritti, creando gravissimi ritardi – che stanno significando più morti e più contagi – nelle campagne vaccinali dei Paesi europei, quindi dell’Italia per quanto direttamente ci riguarda.
Mi sono incazzato come un pazzo – e credo che ora vi incazzerete oltremodo anche voi – perché 71 miliardi di dollari di utili netti sarebbero stati tutti onestamente guadagnati e perfino, diciamo così, “ringraziati”, centesimo per centesimo, se i colossi dell’industria farmaceutica non ci avessero lasciati – perdonate il francesismo – con le pacche nell’acqua. Certo, hanno potuto farlo anche grazie alle colpevoli distrazioni della Commissione Ue, che non ha inserito penali adeguate nei contratti. Tuttavia ciò non toglie un microgrammo alle responsabilità delle industrie farmaceutiche, che si sono comportate peggio che al mercato ambulante.
Ma cosa fatta capo ha. Mettiamoci, quindi, una montagna sopra. Anche perché, nel frattempo, non mancano altri motivi di incazzatura – sempre a proposito di vaccini e vaccinazioni – cui dedicare la seconda e più breve parte dell’editoriale di oggi.
Vi tranquillizzo subito. Non scriverò del sindaco di Avellino, che continua imperterrito con le sue stucchevoli contumelie contro i giornalisti scomodi. Non scriverò nemmeno dei giornalisti “non scomodi” – almeno dal punto di vista del medesimo sindaco – che continuano a tollerare i tentativi dell’Innominabile d’ imbavagliare chi liberamente esercita il diritto di cronaca e di opinione. Né scriverò – per stare in campo sanitario – del sindaco di Solofra, Michele Vignola. Il quale caparbiamente insiste nel volere l’ospedale “Landolfi” doppione del “Moscati”, cosa impossibile, invece di puntare, come gli è stato prospettato, su un polo d’eccellenza specialistica utile all’economia del suo paese e insieme alla Sanità irpina, senza peraltro sottrarre ben 50 posti letto alla Città Ospedaliera di Avellino. Non scriverò di loro: sarebbe parca materia e tempo perso.
Al di là di Big Pharma, un motivo d’incazzatura cosmica per tutti lo fornisce il caso di Alfonso che vi racconto in breve.
Alfonso è un ragazzo irpino affetto da sindrome di Down. Egli è per definizione un soggetto “fragile”: oserei dire “naturalmente fragile”, come tutti i ragazzi sfortunati affetti dalla stessa patologia, e in via estensiva come tutte le altre persone definibili “fragili” rispetto al Covid, e per le quali una classificazione elaborata dalle autorità sanitarie del governo italiano ha stabilito la sacrosanta “priorità” nel calendario delle vaccinazioni.
C’è un problema. Il problema è che fino ad oggi, 15 marzo 2021, fatta eccezione dei trapiantati di midollo e di reni (ottimo l’esempio del Moscati con i suoi 200 pazienti), nessun soggetto fragile della Campania, ma forse dell’intero Paese, è stato ancora vaccinato. Sono i “fantasmi” al tempo del Covid: in teoria “fragili”, “vulnerabili”, “persone con aumentato rischio clinico se infettato da Sars-Cov-2”, come recita una circolare del Ministero della Salute; ma in pratica dimenticati dalle autorità politiche e sanitarie centrali regionali.
Alfonso ha un papà naturalmente responsabile e premuroso. Il suo papà si chiama Andrea. Sabato Andrea ha scritto un’accorata lettera al presidente della Campania. Gli ha raccontato la storia di Alfonso, che è la storia di tutte le persone diversamente abili, ed è la storia, per sovrapposizione, di tutti i soggetti “fragili” di fronte al Covid.
“Egregio Presidente…”. Andrea è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania, categoria che non rientra nell’elenco delle priorità codificate, ma che “potrebbe” essere assimilata ai soggetti che svolgono lavoro di pubblica utilità ed avere una qualche precedenza nella campagna vaccinale. Tutto ancora al condizionale – a giudizio del sottoscritto, tutto estremamente improbabile – ma abbastanza sul piano emotivo, tuttavia, per spingere un padre disperato a chiedere a De Luca di far vaccinare il figlio Alfonso in vece sua (“Utilizzate per lui la mia dose di vaccino”).
Mi fa incazzare terribilmente questa storia. E sono certo che fa incazzare anche voi, cari lettori. E allora diciamolo in coro, con tutto il rispetto gridiamolo in faccia a De Luca, a Speranza, a Draghi, a chi ne aveva la competenza ieri e a chi ce l’ha oggi: gridiamoglielo in faccia che i “fragili” non possono e non devono più attendere nemmeno un minuto, che dovevano essere vaccinati prima di molti altri, certamente prima dei medici e veterinari e farmacisti in pensione, e prima del personale scolastico e delle forze dell’ordine e dei magistrati, ed altrettanto certamente prima dei politici e portaborse ed eventuali amanti annesse.
Vaccinare Alfonso e gli altri fragili, qui e subito. Gli altri possono attendere. Non è soltanto giusto, clinicamente dovuto. È una questione di civiltà.
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