Ho querelato chi sguazza e diffama nella fogna social

Oggi, cari lettori, utilizzo lo spazio riservato agli editoriali per parlarvi di me, nei panni di giornalista e di genitore. Non l’ho mai fatto in tantissimi anni di professione, per cui vi chiedo di scusarmi se per una volta, ed una soltanto, interrompo la “tradizione” e profitto della vostra pazienza. Del resto, non potrei farne a meno: tra un giornalista e chi lo legge o ascolta c’è un patto non scritto, ma sacro e inviolabile dal mio punto vista, riassumibile nella formula classica che tutti conoscono e condividono: “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”. Un giornalista, che per ogni cosa che scrive implicitamente chiede fiducia ai propri lettori, deve dar conto sempre delle vicende di natura pubblica che lo vedano coinvolto. In modo particolare deve farlo in presenza di “accuse” infamanti che mettano in dubbio l’uso corretto della propria professione. E deve farlo perfino, come nel caso specifico, quando la colata di fango è azionata in maniera anonima: ahinoi, capita sempre più spesso, e a tanta gente, da quando la “fogna” dei social raccoglie di tutto, e a tutti consente di dar sfogo alla bestialità di cui si è capaci nascondendosi dietro false identità.

Dopo la lunga, ma necessaria premessa, il fatto.

Venerdì scorso ho intervistato per Irpinia Tv, l’emittente che mi onoro di dirigere, la manager dell’Asl irpina, Maria Morgante: un botta e risposta di 42 minuti per farne sapere di più circa la campagna vaccinale anti-Covid, anche alla luce delle polemiche, riportate dalla stampa locale, sul mancato approntamento, da parte del Comune capoluogo, del “centro vaccini” individuato nella tendostruttura del campo Coni.

Tra i commenti social ne è apparso uno, a firma di un non meglio identificabile (per ora) Andrea De Luca, del seguente tenore: “Raffaella Genzale, dirigente facente funzioni al Moscati ci salverà! W De Luca (il governatore, ndr) e i suoi incarichi alle figlie dei giornalisti”.

Dopo 24 ore, la stessa persona, sempre non meglio identificabile, torna all’attacco sulla pagina Facebook di “News della Città”, per commentare una nota con la quale il presidente dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, comunica di aver segnalato al Consiglio di disciplina dell’Ordine i continui insulti che il sindaco del capoluogo Gianluca Festa (iscritto all’Albo dei Pubblicisti) rivolge ai giornalisti irpini.

Ecco il commento, anche qui testuale, postato dal fantomatico Andrea De Luca: “Scusi Lucarelli, non segnalate Franco Genzale che attacca continuamente chi non sta dalla parte di De Luca (il governatore, ndr)? La figlia Raffaella fa il dirigente facente funzioni all’ospedale Moscati di Avellino, nominata indirettamente da De Luca per il tramite del suo fido Direttore generale. Cos’è questo se non vendersi in cambio di favori ai familiari?”.

Fin qui i fatti. Ed ora rieccoci a noi, cari lettori. Una doverosa digressione prima di trascrivere la mia risposta pubblica, su quella stessa pagina Facebook, al Signor Andrea De Luca, e poi l’ultima parte cronachistica (ultima per ora) di questa vicenda.

“La moglie di Cesare…”. Intanto poche notizie che sfuggono allo sprovveduto (anche grammaticalmente) “Giustiziere mascherato”. Per cominciare, mia figlia si chiama Raffaela – con una “l”, non due – in omaggio a mia madre: non posso consentire, a proposito di nomi, che un anonimo disturbi il suo sonno eterno storpiandole l’identità.

Punto secondo: mia figlia non è “facente funzioni”, è di fatto – e per concorso, non per “nomina” – direttore degli Affari Generali del Moscati. Per concorso fu assunta all’Asl una ventina di anni fa. Per concorso, e non per nomina, vinse il posto di dirigente all’Asl Napoli 1. Per mobilità interna si è trasferita prima a Benevento e da ultimo ad Avellino. Postilla: il suo curriculum è ben nutrito di studi e note di merito. Di lei dicono che sia una dirigente, non brava, ma eccellente. Non salverà nessuno, ma al Moscati, come negli altri luoghi in cui ha lavorato, è stata e resta un esempio di come si possa essere nel pubblico impiego con competenza, rigore e abnegazione. E ciò mi inorgoglisce, e mi ripaga delle tante battaglie da me combattute per denunciare il marcio nella politica e nelle istituzioni.

Punto terzo: i miei rapporti con il Governatore De Luca sono esattamente quelli di cui spesso scrivo. Lo conosco dal 1993, quando lui era sindaco di Salerno ed io prima vice e poi capo della redazione de “Il Mattino” di quella provincia. Lui fa il politico, io il giornalista. Con lui non ho mai pranzato, cenato o preso il caffè. Men che meno a lui, o a chi per lui, mi sono mai rivolto per chiedere nemmeno l’ora esatta o il tempo che fa, figurarsi favori per familiari, amici o chicchessia.

Punto quarto: è assolutamente falso che io attacchi chi non sta con De Luca. È vero, invece, che nei commenti – da sempre – esercito il mio diritto di critica, mai prescindendo da fatti circostanziati, nei confronti di tutti i politici, De Luca compreso: del quale, detto in confidenza, me ne sbatto altamente, proprio perché – egregio Signor De Luca o come davvero lei si chiami, non ho alcun debito morale nei suoi confronti, al pari di tutto il resto di questa (poco) “bella famiglia d’erbe e d’animali” che è la classe dirigente politica italiana.

Punto quinto: tutto ciò che ho appena scritto non mi impedisce, giacché godo della libertà di opinione, di dire e motivare che Vincenzo De Luca, con tutti i suoi non pochi difetti, è tra i migliori animali politici di cui l’intero Paese, non solo la Campania, dispone. Ciononostante di lui altamente me ne sbatto. Chiaro il concetto?

Punto sesto, l’ultimo, a beneficio del Signore (?) in questione e di quant’altri intendano esercitarsi a buttarmi fango addosso, ovviamente in modo anonimo, per loro motivi non certo alti e nobili, diciamo pure per motivi inconfessabili, ergo sporchi assai. Il punto sesto è questo: rovistate pure per tutto il tempo che vi pare negli armadi della mia famiglia: se trovate anche soltanto un ossicino di scheletro, magari più sottile perfino d’un capello, io mi dichiarerò disonorato per tutto ciò che ho scritto da quando – sedicenne – cominciai ad amare questo mestiere e farne una “missione”.

E siamo alla risposta che domenica sera ho dato sui social a questo non meglio identificabile (per ora) Andrea De Luca e che, come preannunciato, trascrivo per voi, cari lettori.

Eccola: “Egregio Signor Andrea De Luca, visto che da qualche giorno si sta esercitando a tentare di sputtanarmi utilizzando la fogna social, perché non abbandona il suo falso nome e dichiara la sua vera identità? Io firmo tutte le cose che scrivo. E lo faccio da cinquant’anni. Lei, sotto falso nome, sta raccontando falsità gravissime, per di più chiamando in causa mia figlia. Se è tanto sicuro di sé, delle cose false che dà in pasto alla fogna social, lo accetterebbe un pubblico confronto per ripetere e dar conto del fango che gratuitamente mi sta buttando addosso, facendo passare per “fatti reali” menzogne che io sono invece in grado di dimostrare? Suvvia, esca dal vile anonimato di cui si fa scudo, ci metta la faccia. Dal canto mio, pubblicamente le prometto che non la querelo: il mio unico interesse è dimostrare che uomo di m… è lei. E tanto per difendere 50 anni di professione, di rapporto leale e trasparente con i lettori e i telespettatori sulle cose che scrivo e che dico; ed anche a garanzia del rapporto di fiducia con la tv che mi onoro di dirigere. Forza: dimostri a chi si diletta a leggere i suoi commenti nella fogna social che lei ha almeno una faccia al posto delle palle. Intanto, l’avverto: se non dichiara chi è, qui e subito, io la identificherò comunque, e in quel caso verrà a rispondere penalmente e civilmente in tribunale. Ne abbia certezza, persona vile!”.

Ecco, cari lettori: ho atteso 24 ore, l’anonimo non ha sollevato la testa dalla fogna, e ieri – lunedì 22 febbraio, alle ore 17,15 – presso la Questura di Avellino ho sporto querela per diffamazione contro il non meglio (per ora) identificato Andrea De Luca. Mi auguro che mia figlia – una persona meravigliosa – faccia altrettanto. Quanto al governatore De Luca, non gli ho mai chiesto niente – mai e mai e mai, niente e niente e niente – ma stavolta gli chiederò di adire anche lui le vie legali. Perché è tempo che la fogna social venga ripulita di quanti ritengono di poter diffamare e farla franca. È un problema di civiltà, al di sopra e al di là dei senza palle modello anatomico Andrea De Luca.

 

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