Egregio Presidente De Luca, lei si è “ammosciato”. E soprattutto “distratto”!

Egregio Presidente De Luca, come Lei ben sa – sia perché mi onora della lettura, sia per la nostra antica conoscenza e confidenza – nei miei commenti ho sempre apprezzato le capacità politiche e amministrative di cui Ella dispone, senza mai risparmiarLe – tuttavia – adeguati rilievi critici, talvolta anche durissimi, quando le circostanze lo hanno richiesto.

Al pari dei lettori che mi offrono la loro benevola attenzione, Ella sa pure che non avuto dubbi e reticenze nel prendere apertamente le Sue parti quando è finito sotto attacchi strumentali e volgari; oppure quando il Partito Democratico, invece di difendere il suo massimo rappresentante istituzionale in Campania, ha addirittura brigato con i 5Stelle per farla fuori. Operazione non riuscita, del resto, soltanto perché arrivò il Virus, Lei lo affrontò in modo esemplare e il Nazareno dovette battere vilmente in ritirata, anzi fu addirittura costretto a supplicarLa affinché si ricandidasse con il simbolo Pd, per evitare che i vertici romani del partito venissero presi a fischi e pernacchie da quel 68 per cento di campani che L’hanno riaccompagnata in trionfo a palazzo Santa Lucia.

Questa lunga, opportuna premessa – Presidente De Luca – per dirLe oggi con la medesima franchezza di ieri – ed oggi come allora “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio” – che da un po’ di tempo a questa parte noto che Lei si è un bel po’ “ammosciato”, almeno su uno dei temi che hanno caratterizzato il Suo armamentario nella battaglia contro il Covid: la Scuola.
Per mesi e mesi – convintamente e responsabilmente, ad avviso del sottoscritto – Lei ha sostenuto la necessità di optare il più possibile per la didattica a distanza, peraltro attirandosi le ire di non poca gente di scuola e della ministra (grazie a Dio ex) Lucia Azzolina. Per mesi e mesi, mutuando da analisi e suggerimenti di epidemiologi altamente qualificati, Lei si è sgolato a spiegare le ragioni che suggerivano l’opzione Dad. Per mesi e mesi è stato conseguenziale ed ha sfidato malumori di studenti, genitori, varia umanità intellettuale di sinistra, di centro e di destra, e ricorsi e pronunciamenti del Tar, tirando dritto lungo il percorso tracciato.

All’improvviso, in coincidenza con una sentenza sfavorevole d’un giudice amministrativo probabilmente e in qualche misura ideologizzato, Lei ha fatto retromarcia, si è “ammosciato”, appunto. E, paradossalmente, tanto è accaduto proprio mentre Lei stesso annunciava la preoccupante risalita del contagio in Campania, l’incremento di casi nelle scuole, il maggior rischio derivante dalla presenza in ascesa della “variante inglese”, e per di più proprio mentre – ad esempio in Germania – veniva sostanzialmente condivisa la Sua linea di attenzione e rigore rivolta soprattutto al mondo scolastico.

Non spetta al sottoscritto entrare nel merito della questione “No Dad, Sì Dad”: anche perché di grilli parlanti e sparlanti ce ne sono in giro talmente tanti che la mia opinione, oltre ad essere ininfluente, avrebbe l’unico effetto di alimentare la confusione. Il problema è altro. Il problema è cercare di capire perché De Luca si è ammosciato. Tanto ammosciato da scegliere di scaricare sui sindaci la responsabilità di decidere se chiudere o meno le scuole dei loro comuni: un gesto che sa di pilatesco con la “elle”, ma anche un tantino di piratesco con la “erre”; ossia un gesto che contrasta con l’immagine di De Luca Decisionista, Coerente, Sceriffo, e non di un pirata da fiumiciattolo, manco di mare.

Lei si è incredibilmente “ammosciato”, Presidente. Ma, ancor peggio, si è “distratto” su un altro tema per il quale, invero, ci saremmo da Lei aspettati fulmini e saette. È il tema delle vaccinazioni anti-Covid. Anche qui – per carità! – Le va riconosciuto il grande merito di aver detto al commissario Arcuri (speriamo anche lui “ex” tra qualche giorno) e a chi gli sta dietro ciò che andava loro detto: e cioè che soltanto menti malate – se non in ottima salute, ma in questo caso in evidente malafede – potevano concepire di assegnare alla Campania lo stesso numero di dosi di vaccino riconosciuto a regioni con oltre un milione di abitanti in meno.

Il tema è un altro. Il tema è il Suo silenzio assordante sui criteri di priorità fissati dal ministero della Salute – chi vaccinare prima e chi dopo – solo da pochi giorni in piccola parte corretti ma ancora ben lungi dall’essere applicati nella nuova versione. Il tema – Presidente De Luca – è che nel personale delle aziende sanitarie e ospedaliere, cui va indubitabilmente accreditata la priorità, sono state incluse figure “molto” collaterali, che assommano a decine di migliaia, le quali hanno fatto dilatare i tempi di vaccinazione degli anziani e di tanti altri soggetti, anche giovani e giovanissimi, con patologie croniche altamente rischiose in caso di contagio Covid.

Per farla breve – Presidente – mentre gli ultraottantenni, od anche i cinquantenni e quarantenni con patologie croniche importanti, continuano ad infettarsi e a morire, qui si continuano a vaccinare, non solo i medici e i veterinari e i farmacisti in pensione, o il personale tutto dei laboratori d’analisi ricavati nei sottoscala, ma anche soggetti della più varia umanità che a titolo non meglio specificato passano sotto la voce di “collaboratori”. Qui – egregio Presidente – poco ci manca che prima degli ultraottantenni, e di chi dovrebbe averne di diritto per i motivi appena ricordati, vengano vaccinati anche i cani, i gatti e le galline ambiguamente individuati come fattispecie collaborativa, non si capisce di quale altra entità parasanitaria se non quella dei paraculi.

In conclusione, Presidente, lei fa benissimo, come ha fatto ancora nella sua diretta Facebook di ieri, a pretendere “un vaccino per ogni cittadino” della Campania e del resto d’Italia. Però smetta di distrarsi, e pretenda che la priorità venga accordata a chi è davvero e maggiormente a rischio. Perché, di questo passo, e in attesa che si ponga rimedio ai disastri contrattuali nell’acquisto dei vaccini, troppa altra gente morirà, senza nemmeno che qualcuno se la porti sulla coscienza.

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