E SE “VAFFA” LO DICE DRAGHI

Nessun timore, Signore e Signori: non accadrà! M5S, Pd, Iv, Leu, FI, Lega e sigle e siglette irriconoscibili da Sinistra a Destra passando per il Centro, e perfino la Giorgia Meloni, con i suoi Fratelli d’Italia, che si è concessa una botta di guapperia gridando che lei sola resterà all’opposizione: tutti, ma proprio tutti, hanno talmente terrore delle elezioni anticipate che mai e poi mai – una volta in Zona Cesarini – farebbero scherzi da preti per impedire a Mario Draghi di varare il Governo, soprattutto il Governo che ritiene il migliore possibile per portare l’Italia fuori dalle quattro emergenze in cui rischia di annegare: sanitaria, economica, sociale e politica.

Non accadrà perché Lorsignori hanno piena consapevolezza del fatto che gli elettori ben sanno come stanno le cose. Sanno, cioè, che l’attuale emergenza politica è figlia dei disastri prodotti dalle sigle di partito sopra esposte e dalla loro comprovata incapacità di dare un Governo stabile e coerente al Paese.

Così come sanno che una politica “in emergenza” non potrebbe affrontare le devastanti congiunture sociale, economica e sanitaria con risultati soddisfacenti. Dunque sanno che il ricorso a Draghi, da parte del Presidente della Repubblica, non è un incidente della storia, bensì la naturale conseguenza dei fatti e soprattutto dei misfatti politici che si sono susseguiti dal 4 marzo 2018 ad oggi, e la cui responsabilità non può essere addebitata al destino cinico e baro ma a loro: M5S, Pd, Iv, Leu, Fi, Lega, Fd’I ed una infinità di altre sigle e siglette che messe insieme non raggiungono nemmeno la cifra del prefisso telefonico di Milano.

Insomma, sanno che sono “colpevoli”, e che nella testa del cittadino italiano di buon senso questa “sentenza” è ormai passata in giudicato. Ragion per cui essi sono chiamati oggi a scontare una pena nemmeno tanto dura, trattandosi in buona sostanza di starsene un pochino tranquilli, di lasciar lavorare in santa pace chi ha l’intelligenza, la competenza e, non ultima, la pazienza per far rialzare il Paese.

Non accadrà che le bizzarrie di Lorsignori, alla fine, facciano buttare tutto alle ortiche. Tuttavia, anche soltanto come esercizio accademico, è utile porsi la domanda: e se invece dei 5Stelle, ancora in preda a capricciosi isterismi, il “Vaffa”, con tanto di “medio” ben teso e orientato, lo dicesse proprio Draghi? Se una delle personalità italiane più apprezzate al mondo per le sue oggettive capacità professionali, l’esperienza, la serietà, l’onestà, il senso dello Stato e delle Istituzioni, lo stile, la moralità, l’etica politica, perdesse la pazienza e dicesse un sonoro “Andate a quel paese” ai Grillo, agli Zingaretti, ai Renzi, ai Bersani e D’Alema, a Berlusconi, a Salvini, alla Meloni e a tutto il resto di questa “bella d’erbe famiglia e d’animali” che è la nostra classe dirigente politica?

Fatevi la domanda e datevi la risposta, Signore e Signori: ma vi pare serio che i 5Stelle, dopo aver slinguettato un anno e più con i leghisti, complici in tutto e per tutto, dall’antieuropeismo sfrenato all’anti-Pd di Renzi prima e Zingaretti dopo, riscoprano oggi una così convinta verginità anti-salviniana? È come se Cicciolina, con tutto il rispetto, arrossisse davanti ad un uomo in mutande.

Vi pare serio che il Pd, dopo averne dette di cotte e di crude nei confronti dei 5Stelle ancor più che contro Salvini, faccia passare i primi per affidabili statisti, europeisti di nascita e cultura e il secondo come un pericolo pubblico?

Vi pare serio che il Capo della Lega, dal canto suo, si rimangi tutto il passato, per altro verso al pari di Zingaretti e Grillo, e oggi tenti addirittura di far credere agli italiani che sia stato lui l’ispiratore e il primo firmatario del Manifesto di Ventotene pur di passare per un irriducibile sostenitore dell’Europa Unita? Nemmeno il pudore di considerare che la gente sa che ciò accadeva ben 33 anni prima che lui nascesse.

E vi pare serio che la stessa Giorgia Meloni – per carità, brava e in carriera e perfino simpatica! – racconti che la sua scelta di stare all’opposizione del nascente Governo Draghi – scelta inequivocabilmente opportunistica – derivi invece dalla responsabilità di garantire agli italiani il controllo sul Palazzo?

Movimenti, partiti storici e nuovi, siglette da prefisso milanese, leader, leaderini e code mozze che pongono condizioni, mettono veti, pretendono, si atteggiano, alzano la posta, portano il broncio, fanno gli offesi: quando invece dovrebbero restare in silenzio e in penitenza per farsi perdonare il casino politico che hanno regalato agli italiani.

Eppure Mattarella ha parlato con chiarezza cristallina, usando toni drammatici adeguati alla circostanza, quando ha dovuto prendere atto del fallimento dell’esplorazione di Fico, non certo per colpa del Presidente della Camera, e procedere nel giro di un’ora con l’incarico a Draghi. Sembrava che ognuno avesse capito il monito, l’appello rivolto indistintamente a tutte le forze politiche, il richiamo alla necessità di un Governo di alto profilo per salvare l’Italia sul ciglio del baratro. E invece, dopo 24 ore, riecco i giochini, le trappole, gli “avvertimenti” simil-camorristici, perfino i tentativi di certa stampa di sostituirsi al Capo dello Stato nella scelta di chi dovesse guidare il governo: manco a dirlo, la stessa stampa già fautrice della innaturale e fallimentare accoppiata M5S-Pd.

Non accadrà. Mario Draghi farà nascere il Governo di alto profilo responsabilmente chiesto dal Presidente Mattarella. Anche se – proviamo a metterci per un attimo nei suoi panni – immensa deve essere la voglia, seppure non sia nel suo stile, di un Vaffa con l’eco lunga, inconfondibile e soprattutto non più negoziabile.

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