Bravo, Renzi! Ma ora completa l’opera: fatti da parte (e non solo tu)

Premetto che Matteo Renzi mi sta tanto sulle scatole che peggio non si potrebbe, come credo lo stia ad un numero decisamente importante di italiani. Ciò accade, è ovvio, per la lunga serie di cose, tutte risapute, che lo hanno fatto cadere nella polvere dopo la veloce e irresistibile ascesa all’altare della segreteria nazionale Pd e della carica di Premier: il più giovane Presidente del Consiglio della storia italiana, una promessa in cui avevano creduto in moltissimi, il sottoscritto compreso. Persona poi rivelatasi deludente e addirittura odiosa, si diceva, per taluni aspetti che ne hanno caratterizzato l’attività nelle vesti di “potente”: il “cerchio magico”, le zone grigie della gestione, il cinismo, la spocchia. Giusto per citare ciò che maggiormente venne in evidenza dai tempi del 40,81% raggiunto dal suo Pd alle europee 2014 in poi, fino alla sconfitta referendaria.

Tuttavia, pur standomi (standoci) sulle scatole che peggio non si potrebbe, e checché ne dicano i commentatori politici altrettanto spocchiosi e non meno faziosi – per di più sempre gli stessi – che popolano i salotti televisivi nazionali, non si può non riconoscere a Renzi il merito d’aver fatto esplodere tutte le contraddizioni che da 16 mesi a questa parte, ossia dalla nascita del governo giallorosso, hanno condotto il Paese nelle sabbie mobili dell’immobilismo, come e peggio di quanto avevamo già visto con il governo gialloverde (ahinoi, indifferentemente presieduto sempre dallo stesso Premier, come se i colori in questione fossero ininfluenti effetti ottici e non già diversità di strategie e idealità del pensiero e dell’azione politica. Qualcuno lo riferisca a Travaglio, indefesso fustigatore a senso unico degli immorali e immondi costumi politici).

Chi dice che Renzi ha aperto una crisi di governo inspiegabile, mente sapendo di mentire. Tutte le statistiche, pre e post-pandemia, rappresentano un’Italia in sofferenza e in ritardo rispetto ai Paesi europei che contano. Dopo qualche primo flash di lucidità nella gestione dell’emergenza sanitaria, siamo piombati nel buio pesto di un tunnel dallo sbocco improbabile rispetto ai tempi necessari per evitare il disastro definitivo. Non è così? Chiedetelo agli scienziati che non siano pagati dai governi, ossia a quelli incorruttibili e con la schiena dritta; chiedetelo agli operatori sanitari quotidianamente a contatto con i problemi indotti dal Virus.

Dell’emergenza economica e sociale manco a parlarne: chiedetelo alla gente comune, ai piccoli e grandi imprenditori, al sindacato, ai sindaci delle grandi città e dei piccoli comuni. Si dice che il governo Conte è stato bravo ad ottenere dall’Europa 200 e passa miliardi, una montagna di danaro che nessun altro Paese dell’Unione ha avuto. Verissimo. Intanto va ricordato che abbiamo avuto molto più degli altri perché rispetto agli altri siamo quelli messi peggio a causa del “dopo” ma soprattutto del “prima”-pandemia. E in ogni caso, pur a prescindere, a cosa ti serve avere un fiume di danaro così abbondante se hai un governo che ha dovuto attendere la sveglia di Renzi per approntare un programma che non fosse un semplice Tweet, esattamente ciò che era la prima stesura del Recovery Plan? E come fai a spendere tanti soldi – nell’arco di tempo breve e con le destinazioni e Riforme vincolanti prescritte dall’Europa – se hai una maggioranza governativa i cui alleati-soci non sono d’accordo nemmeno su che ora svegliarsi la mattina, figurarsi con quale “sonno della ragione” arrivano al tramonto?

L’odioso Renzi ha avuto il merito di calare con la violenza necessaria il macigno nell’acqua stagnante e putrida della politica italiana ipocritamente interpretata, dal 4 marzo 2018 ad oggi, da una destra sovranista, populista e anti-europeista pericolosa; da un M5S che si è rivelato un vuoto pneumatico di azione utile ed ancor più di pensiero; da un Pd che ha smarrito sia le strade principali che quelle interpoderali; e da un centro ormai abitato da voltagabbana senza bandiera che Dante avrebbe volentieri collocato nell’Antinferno. Si dirà: ma Renzi non è fatto della stessa pasta, non è egli stesso causa di questa devastante sconfitta della politica? Domanda retorica: certo che sì, un po’ di pazienza, una cosa per volta, e ci arriviamo.

Intanto diciamo che Renzi ha avuto anche un altro merito: facendo esplodere le contraddizioni, calando il macigno nelle acque stagnanti e putride, dicendo sostanzialmente No ad un Conte Ter di nome ma Quattrostagioni di fatto, ha evitato la nascita di un governo con i medesimi conflitti interni e le medesime irremovibili incompetenze di quello precedente. Ed è del tutto evidente che quando ha deciso ciò che poi si è verificato – ovvero il fallimento dell’esplorazione Fico – ben sapeva che sarebbe rimasto egli stesso sopraffatto dalla inevitabile decisione del Presidente della Repubblica di tentare il varo di un governo tecnico, come di fatto è accaduto, per evitare le urne in piena emergenza Covid.

Infine, seguendo la strada che ha seguito, Renzi ha avuto il merito, peraltro consapevolmente, che si arrivasse all’affidamento dell’incarico di formare il governo a Mario Draghi, ossia alla personalità italiana oggi più prestigiosa, non solo in Europa, ma nel mondo. Insomma, al fondo delle cose, l’ex Premier ha fatto una cosa ottima per l’Italia. Ora non gli resta, e siamo alla risposta sospesa poco fa, che completare l’opera utile che ha costruito fin qui: che è il gesto di farsi da parte, tacere per i prossimi vent’anni, assieme a tanti altri signori del Pd, del M5s, della Destra, del Centro e della Sinistra. Il giusto contrappasso all’opera di demolizione della Politica alla quale un po’ tutti hanno partecipato, come certifica la decisione estrema e saggia del Presidente Mattarella.

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