Ma ora diamoci una mossa

Psichiatri e psicologi di sicura affidabilità professionale sostengono che dobbiamo attenderci un’altra forma di emergenza sanitaria figlia diretta del Covid: la depressione reattiva cui potrebbero andare incontro i soggetti più fragili, non è dato sapere in che misura e in quali tempi. L’antidoto suggerito è quello – come usa dire – di “darsi una mossa” prima che sia troppo tardi.

Ma chi sono i soggetti fragili? Dopo la mazzata del Virus – peraltro ancora in atto, e sono già trascorsi undici mesi – fragili, secondo gli esperti, lo siamo diventati un po’ tutti, anche se c’è chi reagisce meglio e chi peggio. Una peculiarità: i fragili sono presenti nelle più svariate categorie sociali, indipendentemente dall’età.

Diamoci una mossa, allora, prima che la “terapia” possa rivelarsi inutile. Ogni mondo è paese: senza sforzarci più di tanto, prendiamo a paradigma (per le nostre mosse) la realtà provinciale e regionale in cui viviamo: Irpinia e Campania.

Doveroso cominciare dalla categoria di appartenenza del sottoscritto, anche per evitare che l’idiota politico di turno – specie che abbonda in ogni dove – alzi il ditino ed esibisca tutta la scemenza naturale di cui è portatore e fedelissimo interprete.

Dobbiamo darci una mossa, noi giornalisti d’Irpinia e Campania, sia perché non sempre abbiamo raccontato l’emergenza Covid nella sua completezza e complessità, sia perché sta per aprirsi una fase di gestione politico-amministrativa di ingenti somme di danaro pubblico che richiede il massimo di correttezza e trasparenza, e noi possiamo essere le sentinelle del territorio. Chi ha qualche capello bianco ricorderà che in acque simili ci siamo già passati con la gestione del dopo-terremoto ‘80. E bene ha fatto Roberto Saviano a ricordarlo – pochi giorni addietro – nell’intervista al direttore del Corriere del Mezzogiorno, Enzo D’Errico. Sveglia e sangue freddo, dunque: ci fa perfino bene alla salute, una volta tanto fidiamoci ciecamente degli strizzacervelli.

Categoria politica e amministrativa. Deve darsi una mossa il massimo esponente della Campania, il presidente De Luca. Ha fatto (opinione nota del sottoscritto!) cose egregie. Ma ora si sta “ammosciando” un po’. Sulla questione vaccinazioni, ossia poche dosi di farmaco alla nostra regione, ha giustamente minacciato fulmini e saette nei confronti del commissario Arcuri. Epperò tutt’oggi la tempesta non c’è stata, invero nemmeno una pioggerella. Il governatore si è posto l’obiettivo di fare della Campania la prima regione d’Europa ad “immunizzarsi” (obiettivo dicembre 2021): di questo passo, con i vaccini al contagocce, rischiamo primati di segno drammatico.

Si diano una mossa – e che mossa! – anche i consiglieri regionali irpini (naturalmente al pari dei napoletani, salernitani, casertani e beneventani): alla data odierna, circa quattro mesi dalle elezioni, il loro unico atto concreto degno di nota è stato il ritiro delle molto laute indennità mensili. E infatti, tra chi elabora Manifesti politici, facendo riacutizzare la gastrite a Karl Marx nell’oltretomba; chi – prossimi come siamo al Festival di Sanremo – tutt’al più rievoca il profilo di Toto Cotugno; chi quotidianamente cade dalle nuvole (o dalle 5Stelle, non fa differenza) e “inciampa” nel nulla; e chi è costretto a sprecare energie per sedare (un giorno sì e l’altro pure) i furori poco sacri del sindaco del capoluogo, ci ritroviamo una rappresentanza regionale sostanzialmente fantasma. Se la giostra continua a girare così, c’è il rischio che le buonanime di Rosetta D’Amelio ed “Enze” De Luca, al confronto con gli attuali consiglieri regionali irpini, passino alla storia come autentici Statisti.

Sarebbe opportuno si desse una mossa il sindaco di Avellino, a prescindere da corvi, cornacchie e pappagalli che svolazzano tra le stanze e le carte del Municipio. Ma forse no. Forse è meglio che il sindaco se ne stia buono e fermo: quando si muove fa più danni che altro.

Dovrebbero (il condizionale è quanto mai d’obbligo) darsi una mossa i quattro deputati 5Stelle eletti nella Terra di Dorso: a loro non si può chiedere (come si potrebbe?) di diventar d’acciaio, ma almeno alluminio, quel tanto che basta per non apparir di cartone, questo sì.

Devono darsi una mossa i direttori generali del “Moscati” e dell’Asl. Tutto sommato, hanno fatto (ancora opinione del sottoscritto!) un ottimo lavoro. In presenza di una congiuntura sanitaria della portata drammatica che conosciamo, e con mezzi inadeguati e grave carenza di personale, sono riusciti a mantenere sulla rotta giusta la nave della sanità irpina, checché ne abbiano detto e scritto i tuttologi del giorno dopo. Ora, però, è tempo che si diano uno scossone più che una mossa. I malati cronici non possono più attendere, le liste di attesa non possono ulteriormente allungarsi, soprattutto non si possono aggiungere al triste elenco di vittime fatte dal Covid in via straordinaria i morti per mancanza di cure ordinarie.

Sta per arrivare ad Avellino il nuovo Capo della Procura, Domenico Airoma, al quale daremo il benvenuto appena si insedierà. È comunque l’occasione perché ci si dia una mossa anche nel Tribunale di Avellino. Per le ragioni accennate sopra, in vista del fiume di danaro Covid che bagnerà pure il territorio irpino, la magistratura sarà chiamata ad un lavoro ancora più duro e complesso di quello fin qui egregiamente fatto. Ma la moglie di Cesare – come usa dire – deve essere al di sopra di ogni sospetto. Sicché nessuno l’abbia a male se anche alla magistratura che opera nel Tribunale avellinese si chiede di darsi una mossa: sarebbe cosa buona e giusta, ad esempio, verificare con estremo rigore l’insussistenza di eventuali incompatibilità di natura familiare tra magistrati e avvocatura, tra magistrati e attività locali dei congiunti. Così, giusto per stare tutti un po’ più tranquilli.

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