LA DOPPIA VERGOGNA DELL’AGGRESSIONE AL MEDICO DEL MOSCATI

Oggi, durante il mio turno pomeridiano, sono stato vittima di una aggressione. Il figlio di un paziente è entrato di forza nella palazzina e dopo aver sradicato l’estintore dal muro me lo ha scagliato sulla schiena. Vi assicuro che è più forte l’amarezza che il dolore fisico. Scusate lo sfogo ma volevo condividere tutto ciò con amici e colleghi”.

Quello che avete appena letto è il whatsapp inviato ieri sera da un medico pneumologo del “Moscati” di Avellino al gruppo privato cui è iscritto. Il messaggio è stato girato da un X di quel gruppo ai giornalisti, quindi anche al sottoscritto, facendolo in tal modo diventare pubblico.

Io mi astengo dal fare il nome del medico aggredito, non essendone stato esplicitamente autorizzato. D’altra parte, l’operatore sanitario in questione può chiamarsi Tizio o Caio: non cambia niente. La sostanza è il contenuto del whatsapp. La sostanza è il fatto, e prescinde dalla specifica persona vittima dell’aggressione.
La descrizione del fatto va intanto completata. Lo stabile interno alla Città Ospedaliera cui si fa cenno è la palazzina Alpi (acronimo di Attività libero professionale intramoenia), ribattezzata “Covid Hospital” da quando è stata interamente dedicata ai pazienti colpiti dall’attuale pandemia. Questa circostanza rende ancor più raccapricciante un episodio già di per sé molto grave. E tanto almeno per due motivi.
Il primo è che appare oggettivamente intollerabile l’aggressione a persone – medici, infermieri o aiutanti di qualsiasi ordine e grado – che con coraggio e abnegazione operano in trincea esponendosi ogni giorno e per molte ore al rischio contagio.
L’aggressore può sgranare un interminabile rosario di personalissime buone ragioni, ma niente – a meno di problemi psichiatrici allo stato non certificati – può giustificare un gesto animalesco che va adeguatamente punito.

Il secondo motivo, altrettanto intollerabile, è che un luogo in cui sono ricoverati pazienti Covid non sia sufficientemente vigilato e protetto: da una parte per evitare episodi della specie testé raccontata; dall’altra per garantire tutti contro la benché minima possibilità d’infettarsi.

Fa bene, allora, la segreteria Anaao-Assomed del Moscati a chiedere ai vertici aziendali una rigorosa indagine interna al fine di accertare come sia stato possibile l’assurdità di “zona franca” dell’area dell’ospedale allo stato maggiormente sensibile. E bene farebbe la direzione strategica del Moscati ad accelerare al massimo, e con la massima severità, i tempi di ricostruzione di quanto accaduto, per poi rassegnare all’opinione pubblica il quadro delle responsabilità e dei provvedimenti conseguenziali.
Eventuali indulgenze verso chicchessia avrebbero l’effetto morale beffardo di trasformare in carne da macello gli operatori sanitari di trincea che abbiamo sin qui elevato al rango di eroi.

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