Aste giudiziarie, continua la caccia al tesoro dei patrimoni di Forte e Aprile

Sequestrato un altro milione di euro ad Armando Aprile: si tratta di beni che aveva cercato di trasferire dalla sua Punto Finance a un'altra società intestata alla nipote. Il totale dei beni sequestrati alle famiglie Forte e Aprile dall'inizia dell'inchiesta sfiora i sette milioni di euro

E siamo arrivati a un totale di sei milioni e mezzo di euro di beni sequestrati. Continua la caccia al tesoro accumulato negli anni dalle famiglie Forte e Aprile, frutto, secondo la Dda, dei proventi illeciti del sistema messo in piedi con le aste pilotate.

Sono i carabinieri di Avellino e la guardia di finanza di Napoli a dare notizia dell’ennesimo sequestro preventivo in via d’urgenza di beni dal valore di oltre un milione di euro, che si aggiunge, come detto, ai 5 milioni e mezzo di euro, tra conti corrente, immobili e società, sigillati fino ad oggi. Anche in quest’ultimo caso il patrimonio sequestrato è costituito da beni mobili, fabbricati, crediti, beni aziendali, azioni e quote trasferite dalla Punto Finance di Roma, una delle società già messe sotto sequestro in precedenza, in un’altra ditta intestata, secondo gli inquirenti, a una prestanome.Quest’ultima società avrebbe poi provato cercato di cedere questi beni simulando atti di compravendita di fatto eseguiti e controllati in realtà sempre dalla Punto Finance.

E’ Armando Aprile, detenuto in carcere dallo scorso 9 novembre con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e turbativa d’asta, il regista dell’operazione secondo la Dda: titolare appunto della Punto Finance, mentre la prestanome in questione a capo della società controllata è invece la nipote, finita anche lei per questo nel registro degli indagati.

Il capitolo delle aste giudiziarie, connesso alle attività illecite del Nuovo clan Partenio, ha trovato ampio spazio nella relazione annuale della direzione nazionale antimafia, che ha messo in evidenza anche gli interessi della malavita foggiana sul territorio irpino e i contatti con le organizzazioni criminali locali. Oltre al Nuovo clan Partenio, l’istantanea della Dna ha fotografato la nuova vivacità dei clan storici, i Pagnozzi in Valle Caudina e i Cava nel Vallo Lauro, a seguito di scarcerazioni eccellenti negli ultimi mesi in entrambe le famiglie (i boss Clemente Fiore e Salvatore Cava sono ritornati in libertà lo scorso anno, ritenuti dai magistrati non più soggetti pericolosi)

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