Il Covid? Ma sì, infettiamoci tutti. Spensieratamente!
A Napoli, in senso chiaramente ironico, direbbero: “Scusate tanto, ci siamo spiegati male!”.
E allora, e senza ironia, mettiamo pure che con i quotidiani servizi di Irpinia Tv e con gli editoriali del sottoscritto sul sito web effettivamente non siamo stati bravi a farci capire: il solo modo per rimediare verso una parte, ancorché minoritaria, dei nostri telespettatori e lettori è di tornare sull’argomento con un maggiore sforzo di chiarezza.
Cominciamo da ciò che postano i telespettatori e i lettori. Eccone una rapida campionatura, avvertendo che i primi tre commenti selezionati si riferiscono ad un caso di suicidio di circa due mesi fa, e di persona peraltro non contagiata.
1) “In tv si parla solo di Covid, non guardando che c’è gente che non sa come reagisce e questi sono i risultati. Non basta quello che fa il Covid, ci si mettono anche giornali e Tv”. 2) “Ecco il risultato del maledetto terrorismo mediatico che subiamo quotidianamente da mesi. Che la terra ti sia lieve”. 3) Sporchi assassini, hanno creato la psicosi Covid… Ci stanno martellando minuto dopo minuto sul pericolo Covid… Le televisioni e tutti i mezzi di informazione che fanno terrorismo psicologico sono correi di questo assassinio…”. 4) “Casi positivi di dieci giorni fa che escono oggi, vergognatevi voi e gli enti preposti al controllo”. 5) “Un altro bbbummm: 38 positivi, praticamente tutti asintomatici, su 60mila abitanti. Ma per piacere!”. 6) “8 casi in più dei 30 che si verificano da tempo non sono un allarme. E poi bisogna vedere quando sono stati testati questi tamponi. L’Asl comunica numeri non riconducibili al giorno prima, ma aggrega dati di vari giorni precedenti. In sintesi l’andamento va valutato in un range di almeno una settimana”. 7) “È cattiva informazione… è vergognoso… primo essere contagiato non vuol dire essere malato…quindi rettificate la notizia… secondo mettete anche il numero dei tamponi non le chiacchiere”.
Ora, si capisce che la gente è stanca – siamo tutti stanchi, in verità! – per cui certe reazioni rabbiose, spesso fuori luogo, vanno prese per quelle che sono e comprese, ma non giustificate, almeno per quanto ci riguarda, posto che ci atteniamo alle regole della corretta informazione. In ogni caso, il punto non è la forma ma la sostanza di ciò che si dice. E la sostanza è che, consapevolmente o meno, si tenta di esorcizzare la drammatica realtà che viviamo negandone l’esistenza oppure alleggerendone il peso.
Dice bene, per venire al dunque, il telespettatore o lettore che rileva, nel penultimo post della nostra campionatura, la necessità di non fermarsi al dato quotidiano per affermare la gravità o meno del tasso di contagio in Irpinia, ma di prendere a riferimento il range minimo d’una settimana.
Facciamo di più, ragioniamo un attimo sui grandi numeri, sul lungo periodo, prima e seconda ondata.
Quando siamo ancora nel pieno della fase 2, il numero dei contagi registrati in provincia di Avellino ammonta – fino alle ore 20 di mercoledì 2 dicembre – a 7.179, ovvero ben dieci volte i casi della prima ondata, con il comune capoluogo che era in allarme quando contava – a fine agosto – meno di 50 casi ed ora che si sta avvicinando a mille sembra del tutto spensierato: mistero del cervello umano. I decessi di questo drammatico secondo tempo – diciamo così – della partita contro il Covid sono 99, praticamente il doppio di quelli avuti nel primo tempo. I nostri ospedali sono riusciti a quadruplicare la disponibilità di posti letto Covid e siamo comunque prossimi alla saturazione.
E allora: quelli appena elencati si possono considerare – sì o no – dati sufficienti per affermare che la provincia di Avellino fa parte a pieno titolo di questo mondo afflitto dalla pandemia, oppure dobbiamo stupidamente fare il gioco dello struzzo, tenere la testa sotto la sabbia, evitare di vedere, come è già accaduto – ad esempio – negli anni in cui è stato detto e scritto che l’Irpinia era terra felix, immune dalla camorra, per poi accorgerci che in questa provincia c’è tanta gente bella e intelligente e perbene ma anche il fior fiore della delinquenza organizzata?
Dobbiamo ancora dar retta a qualche sindaco invasato, irpino o sannita che sia, che continua a sostenere la nostra “verginità virale” rispetto a Napoli e a Caserta, quando ancora recentemente i dati ufficiali dell’Unità di Crisi nazionale hanno classificato l’Irpinia e il Sannio con un indice di trasmissibilità del contagio ben molto al di sopra di quello delle due province testé citate? Oppure ci decidiamo ad essere finalmente seri e responsabili, evitando, giusto per cominciare, di definire “terrorismo mediatico” il racconto doverosamente nudo e crudo dei fatti? Vogliamo prendere consapevolezza piena della gravità di ciò che sta accadendo ed avere comportamenti e determinazioni adeguate, oppure vogliamo cedere, non più alla tentazione dello struzzo, bensì al gioco degli idioti e gridare felice e contenti, magari tenendoci teneramente per mano: “Ma sì, infettiamoci tutti”?
Vogliamo continuare a blindarci nei nostri cinici egoismi, piangere disperati lacrime di sangue per la rinuncia forzata alla settimana bianca, il cenone di Natale un po’ meno “one”, il Capodanno a casa soli soletti invece che assembrati in discoteca, tutto una sola volta in un quinto di secolo, facendo finta intanto di non sapere che stiamo viaggiando con settecento decessi al giorno e che sempre più si allunga la lista di medici e infermieri che si infettano per prestare soccorso ai contagiati?
Leggete questa. Ieri l’altro una mia carissima amica medico, cardiologa al “Moscati”, è tornata al lavoro dopo circa quaranta giorni di isolamento e terapie domiciliari a causa del Covid che s’era beccata stando in servizio in ospedale, non certo in vacanza alle Hawaii. Le ho chiesto a telefono: “Come va?”. Mi ha risposto: “Brutta esperienza. Ma adesso va”. E adesso cosa intendi fare? Ha risposto: “Riprendo. E la prima settimana voglio lavorare in area Covid!”. C’è tanta di questa sana umanità nei nostri ospedali. Dovremmo avere più rispetto, con i nostri comportamenti individuali e collettivi, per chi rischia per noi che non dobbiamo andare a lavorare in area Covid, ma che magari contribuiamo a creare ambienti e condizioni Covid: con le nostre irresponsabili disinvolture, le nostre infantili superficialità, i nostri cazzeggiamenti presuntuosi e insolenti.
Attenzione, però. Anche altri modi di essere e di fare sono molto pericolosi in questa fase particolarmente delicata e difficile del Covid. Abbiamo già scritto dei conflitti istituzionali, delle strumentalizzazioni politiche, di certe leggerezze e contraddizioni del governo centrale, delle stravaganze di non pochi sindaci, del volo bassissimo di maggioranze e minoranze nei governi locali, del patetico protagonismo di taluni medici che vogliono fare i politici e di politici (peraltro di scarso spessore) che vestono abusivamente i panni di infettivologi, virologi, epidemiologi, stregoni e streghette a vario titolo ma senza alcuna competenza reale.
Abbiamo già detto di tutto ciò, ma non ancora, compiutamente, degli affari diretti e indiretti e degli interessi non sempre puliti che ruotano intorno al filone della pandemia. Ne riparleremo, per le cose che potremo appurare in Irpinia e Campania. Di certo, come anticipazione, e ci riferiamo per ora al piano squisitamente etico, non può passare inosservato il piglio polemico dell’Ordine nazionale dei Biologi contro la decisione della Regione Campania di estendere alle farmacie la facoltà di praticare i tamponi rapidi, e ciò al fine di allargare e accelerare il più possibile lo screening per scovare i positivi asintomatici e quindi intervenire in tempo utile per contenere il contagio. Una polemica assurda, che tra le righe appare finalizzata ad anteporre gli interessi, ancorché legittimi, di una categoria alla necessità di tracciare il più rapidamente possibile l’infezione, che è un interesse generale, per di più primario, e non “particulare”. Ma tant’è: Covid o non Covid, il denaro dio era e dio resta. Che umanità!
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