Covid: l’Rt di Irpinia e Sannio molto più alto di Napoli. Ma Mastella e Festa…
Giacché non siamo tutti scienziati, men che meno il sottoscritto, andiamo ad apprendere da fonte certa cos’è l’indice “Rt”. Giusto per essere precisini, la fonte scientifica (basta interrogare Google e ti viene addosso un’enciclopedia) suggerisce intanto che quell’acronimo si legge “Erre con t”. E che “… è un parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Rappresenta il numero delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19”.
Orbene, se i sindaci di Avellino e di Benevento – Gianluca Festa e Clemente Mastella – non si fossero precipitati a gareggiare a chi rivendicasse meglio il “Color Giallo” del proprio territorio nella mappa di rischio Covid, si sarebbero risparmiati, non tanto il legittimo risentimento dei napoletani, che sarebbe stata poca cosa, per di più viziata dal campanilismo, quant’anche e soprattutto la smentita della Scienza ufficiale.
Ricordate? È roba di pochi giorni fa. Quando la Campania, nel giro di settantadue ore, è opportunamente passata dalla Zona Gialla a quella Rossa, i due sindaci, prima l’avellinese e subito dopo il beneventano, hanno gridato alla Grande Discriminazione: per colpa di Napoli – è stato il refrain del duetto – chiudono anche l’Irpinia e il Sannio.
Nemmeno il tempo di un caffè e arriva il report, pubblicato ieri da Repubblica, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. La notizia è che l’Rt della provincia irpina è 2,80 e quello del Sannio 2,07. Sono indici alti, medi, bassi? C’è da preoccuparsi, da stare tranquilli? La certezza è una soltanto: è che l’Rt di Napoli e provincia è 1,68 e quello di Caserta 1,52. Matematica elementare: le province irpina e sannita stanno messe molto peggio di Napoli e Caserta. Sicché, a rigore di indice Rt, se la contromisura adottata per l’area napoletana e casertana è il colore Rosso di rischio, per Avellino e Benevento si dovrebbe invocare – diciamo così – un Ultrarosso.
Clemente Mastella e Gianluca Festa sono due persone profondamente diverse per cultura, per stile, per maturità ed esperienza politica e istituzionale. Quando Mastella aveva l’età di oggi di Festa, era già ai vertici della politica nazionale, era dotato di uno spessore culturale decisamente assai consistente, aveva un trascorso professionale di giornalista Rai. L’unica ragione per cui due persone così distanti possano commettere un errore tanto madornale, come quello di fatto commesso, è la fregola di protagonismo ad ogni costo. Avellino o Benevento, a seconda delprotagonista, ombelico del mondo più che della Campania: da qui un atteggiamento provincialista che di fatto alimenta conflitti istituzionali, alla faccia del buonsenso e con grande godimento proprio del Virus.
Negare, o non accorgersi, che Avellino e Benevento stanno sulla stessa barca – e nel medesimo mare in tempesta di Napoli, Caserta e Salerno (a proposito: Salerno è messa addirittura peggio di Avellino, con l’Rt a 2,86) – significa infatti trasmettere un messaggio pericoloso alle rispettive comunità, fa abbassare la guardia di fronte ad una realtà – ahinoi! – purtroppo drammatica per tutti.
Non c’entrano i sindaci di Avellino e Benevento, e non c’entra nemmeno il Covid, ma ci pare opportuno un tuffo nella memoria di altre vicende, queste tutte umane. C’è stato un tempo in cui – in Irpinia, ma probabilmente anche nel Sannio – espressioni istituzionali anche di elevato rango politico si affannavano a negare la presenza camorristica in questo territorio: tutto era “colpa” esclusiva di Napoli e Caserta se nei rapporti dell’Antimafia compariva anche la provincia avellinese. Si è visto più tardi negli anni quanta “bella gente” avevamo in casa da queste parti. Avessimo aperto gli occhi subito, la malapianta non sarebbe cresciuta nella misura in cui le cronache recenti continuano a raccontare.
È un po’ come la pervasività del Virus che taluni non vogliono vedere. Un grave, imperdonabile errore.
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