Scandalo “barriere”: “l’ex manager di Autostrade mentì sulla strage di Acqualonga”

Pubblicate le intercettazioni dall'agenzia di stampa Adnkronos: "gli indagati erano consapevoli delle gravi problematicità sulle strade italiane; lo stesso Berti non disse la verità sul tragico incidente del viadotto di Acqualonga per proteggere la società"

Giovanni Castellucci ”era perfettamente al corrente della situazione di problematicità delle barriere e costantemente informato sulle sue decisioni per la gestione delle stesse”. E’ quanto scrive il gip di Genova nell’ordinanza applicativa di misure cautelari.

”Sotto il profilo dell’attualità delle esigenze cautelari rileva anche il profondo legame sussistente tra Castellucci e il gruppo societario, anche dopo la sua formale uscita dal gruppo, e la capacità di influire sulle decisioni societarie”, rileva ancora il gip nell’ordinanza.

Secondo quanto emerge da un’intercettazione contenuta nell’ordinanza, Paolo Berti mentì sull’incidente di Avellino per difendere la linea aziendale. In particolare in una telefonata emerge che Berti è particolarmente adirato per la sua pesante condanna nel processo per l’incidente del pullman di Avellino e si ”comprende che Berti in quel procedimento non ha riferito la verità per difendere la linea aziendale”.

In una differente intercettazione un indagato ha affermato: ”Ci sono stati quaranta morti de là e quarantatré de qua, stiamo tutti su la stessa barca”. Il riferimento è ai due procedimenti penali per il crollo del Ponte di Genova, dove morirono 43 persone, e per l’incidente del pullman ad Avellino, in cui persero la vita 40 persone.

 

 

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