Aste giudiziarie, scattano gli arresti: manette per i Forte, Aprile e Damiano Genovese
Nuovo blitz negli affari del Nuovo Clan Partenio, capitolo aste giudiziarie immobiliari della città capoluogo. L'operazione congiunta carabinieri e guardia di finanza ha portato agli arresti di 14 persone. Oltre ai fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, dietro le sbarre finiscono anche Beniamino Pagano, Damiano Genovese, Livia e Modestino Forte, Armando Aprile. Domiciliari per altre sei persone, sequestrate cinque società e beni per 4 milioni di euro. Riflettori anche sulle amministrative del 2018 nel capoluogo: per gli inquirenti fu lo scambio di voto politico mafioso a portare Damiano Genovese in consiglio comunale, in cambio della gestione di una struttura sportiva del capoluogo
Sono ancora una volta il rumore delle eliche dell’elicottero dei carabinieri e le luci dei lampeggianti delle auto dei militari e della guardia di finanza di Napoli a squarciare la tranquillità dell’alba del capoluogo. Altri 14 arresti nell’operazione Nuovo Clan Partenio, questa volta gli organi inquirenti hanno portato a una prima conclusione le indagini sul filone delle aste giudiziarie e sul voto di scambio politico mafioso.
Gli episodi e i reati contestati, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, turbata libertà degli incanti, falsità materiale, truffa, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio, sono tutti contenuti in una nuova maxi ordinanza da 900 pagine firmata dai procuratori antimafia di Napoli, che durante il lockdown non hanno mai fermato il lavoro e le indagini e hanno messo assieme tutti i tasselli dell’inchiesta al loro posto, le prove, le intercettazioni telefoniche e le numerose testimonianze delle vittime del sistema delle aste pilotate che nel capoluogo andava avanti da almeno un ventennio, come hanno scritto gli inquirenti, sotto l’egida del gruppo denominanto TreTre.
In carcere finiscono, ma in realtà cambia poco perchè erano già detenuti dopo la prima maxi operazione dello scorso anno, i fratelli Galdieri, Pasquale e Nicola, e Carlo Dello Russo. Sono scattate invece per la prima volta le manette ai polsi, nell’ambito di questa inchiesta, per Beniamino Pagano, classe 1980 di Mercogliano, già in carcere in precedenza per estorsione nel 2018 assieme a Pasquale Galdieri, e ritenuto uomo di fiducia dei fratelli Galdieri, eseguendone le disposizioni e sovraintendendo tutte le attività illecita del clan (incluse armi e droga), collaborando nei guadagni delle aste giudiziarie; Damiano Genovese, fino ad oggi ai domiciliari, figlio del boss Amedeo, definito il collante tra i Galdieri e le famiglie Forte e Aprile, e dietro le sbarre sono finiti appunto anche Livia Forte, il fratello Modestino e Armando Aprile, considerati veri e propri deus ex machina, fin dall’inizio, del sistema delle aste pilotate.
I militari all’alba hanno bussato anche alla porta di Antonio Ciccone, figlio di Livia Forte, accusato di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso per aver picchiato davanti a un noto bar del centro di Avellino due esecutati per intimargli di lasciare un’abitazione aggiudicata all’asta da un prestanome della sua famiglia, minacciandoli anche di morte; dell‘avvocato Antonio Barone e di Gianluca Formisano, considerati appoggi esterni al clan ma che fornivano contributi rilevanti nella gestione monopolistica delle aste e contribuendo anche nelle attività estorsive e turbative degli incanti; di Emanuele Barbati (uno dei nuovi nomi nell’operazione, dipendente di banca e figlio di poliziotto), di Manlio Di Benedetto e di Mario Gisolfi di Montoro: questi però non sono stati trasferiti in carcere, per loro sono scattati i domiciliari.
A questi si aggiungono altri sei indagati a piede libero: Sabino Morano, ex consigliere comunale della Lega, anche lui per voto di scambio politico mafioso di cui avrebbe tratto vantaggio per la sua elezione, Luigia Maria Gasparro, Efrem Spiniello, gli avvocati Luciana Zeccardo, Leonardo Tammaro e Alfredo Cavallo, che avrebbero avuto ruolo di facilitatori nel sistema delle aste giudiziarie e che fanno salire il numero totale degli indagati a 20.
Si tratta della maggior parte degli indagati a piede libero che erano emersi dagli sviluppi dell’inchiesta sulle aste pilotate, partita a corollario del filone principale su usura ed estorsioni del Nuovo Clan Partenio, che portò a 27 arresti, con il processo che inizierà, dopo due rinvii, il prossimo 20 novembre. Ben 150 i militari impiegati per gli arresti di questa mattina, nell’operazione denominata “Aste ok”
In attesa di conoscere e approfondire le 900 pagine dell’ordinanza del tribunale di Napoli, sono i carabinieri e la guardia di finanza a fornire i primi dettagli sull’operazione che ha portato all’alba ai 14 arresti e al sequestro di 5 società con relativi beni, crediti, azioni e quote sociali, per un valore complessivo stimato di circa 4 milioni di euro. L’indagine, scrivono le forze dell’ordine, ha permesso di smantellare un’organizzazione malavitosa composta da elementi di spicco del Nuovo Clan Partenio, nonchè da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla cabina di regia delle scelte operate dalla pubblica amministrazione, ad esempio, specificano le forze dell’ordine, in materia urbanistica ed edilizia.
L’inchiesta ha fatto emergere i forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti del settore che attraverso intimidazioni inibivano agli esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie che avevano per oggetto i propri beni, così da appropriarsene per chiedere poi ai primi proprietari una quta maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso. Attraverso società intestate e prestanomi il gruppo criminale avrebbe poi provveduto a trasferire le somme estorte per evitarne l’identificazione.
Non solo, nel mirino degli inquirenti le amministrative del capoluogo del 2018, quelle vinte dal Movimento 5Stelle e dall’ex sindaco Vincenzo Ciampi, in cui i voti del clan permisero l’elezione a consigliere comunale di Damiano Genovese: il tutto in cambio della riassegnazione della gestione di un centro sportivo del capoluogo.
L’intero patrimonio delle società degli indagati è stato posto sottosequestro: la Lara Immobiliare, la Punto Finance, la Rinascimento Italiano, l’Arca di Noè (che si occupa della gestione e accoglienza immigrati, raggiunta anche da interdittiva antimafia), oltre alla Nuvola: nel complesso il valore totale dei beni sigillati è di quattro milioni di euro, e consta anche di 59 fabbricati e 26 terreni. Durante le prime indagini erano stati sequestrati altri beni dal valore di un milione e mezzo di euro
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