Padre Sorge e quel fiocco di neve da cui può nascere una valanga
(Franco Genzale) – La scomparsa di Padre Bartolomeo Sorge. Giuseppe De Mita – l’ex sindaco di Nusco – conosceva molto bene il grande Teologo e Politologo protagonista della “Primavera di Palermo, amico di Paolo VI, storico direttore di Civiltà Cattolica e genuino interprete del Popolarismo Sturziano.
Nell’aprile 2016 fu l’ospite d’onore del convegno “Misericordia e Giustizia” organizzato ad Avellino proprio da Giuseppe De Mita. A questi ho chiesto un ricordo di Padre Sorge, partendo dall’evento di quattro anni e mezzo fa, cedendogli volentieri lo spazio dell’editoriale di oggi.
– di GIUSEPPE DE MITA (ex sindaco di Nusco) –
Aprile 2016, Misericordia e Giustizia.
Se non ricordo male era la prima volta che Padre Sorge veniva ad Avellino. Il convegno, a cui parteciparono più di 500 persone, l’avevamo pensato insieme come inizio di una serie di incontri che avrebbero dato via ad un laboratorio politico per una nuova lettura del Popolarismo di Don Luigi Sturzo. Era rimasto davvero felice di quell’accoglienza e di quella partecipazione. “Uno dei convegni più interessanti a cui abbia partecipato” mi aveva detto felice. Intuendo le potenzialità dell’intelligenza di noi irpini mi confermò l’intenzione di ritornare già ad ottobre dello stesso anno.
Eravamo concordi nel pensare che il banco di prova più importante per la realizzazione di un pensiero politico è la gestione amministrativa del territorio, il progetto era quello di mettere su una lista civica cattolica e presentarci alle amministrative del 2017. Avevamo deciso che questa città e questa terra potessero essere il terreno di prova per l’inizio di un nuovo progetto politico per la realizzazione del pensiero sturziano. Poi ebbe una brutta ricaduta e non è stato più possibile. Ma non abbiamo smesso di sentirci, anche se devo ammettere che lui avrebbe voluto che lo facessimo più spesso. Le telefonate con lui erano lezioni di politica di altissimo livello fatte di semplicità di parole e prelibatezze di pensieri. Per un cattolico appassionato da sempre di politica essere stato un suo amico è un motivo di orgoglio; le nostre chiacchierate erano su tutto, era un confessore a cui affidare i tuoi peccati e i tuoi pensieri! Avevi l’assoluzione e la soluzione!
Concordavamo sull’idea che il Popolarismo non aveva avuto ancora la possibilità di attuarsi: il fascismo prima, poi una Democrazia Cristiana in difesa contro il possibile avanzamento del Partito Comunista Italiano, ancora poi il crollo del Comunismo e Tangentopoli. Insieme condividevamo la convinzione della modernità del pensiero sturziano ancora più attuale alla luce della crisi strutturale del capitalismo. Tutti momenti storici che hanno impedito la messa in pratica della chiave più autentica del Popolarismo. Più di trenta anni fa nel suo libro “Uscire dal Tempio, intervista con Paolo Giuntella”, profetizzò l’arrivo di questo Papa sottolineando il bisogno della Chiesa di guardare ai poveri, ai bisognosi: una Chiesa in difesa degli ultimi. Lo accusavano di essere per questo un comunista ma lui sosteneva che il comunismo non era stato il nemico ma un tentativo distorto di realizzare la giustizia sociale. È quello che oggi capita a questo Papa!
Mi piace pensare alla sua idea di un buon politico che deve avere due qualità: la competenza e l’onestà. Entrambe non possono andare da sole ma hanno bisogno l’una dell’altra. Non basta essere solo onesti come non basta essere solo competenti. E se ad un politico servono queste qualità, così ad un Partito serve un pensiero, un ideale di società a cui aspirare e da realizzare. Un Partito che rimane senza pensiero è come un corpo senza anima: muore!
Tante volte nelle mie battaglie quando sono rimasto da solo ho pensato al suo fiocco di neve da cui può nascere una valanga!
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