Lo “sceriffo” De Luca ha la pistola scarica
Questa premessa sarebbe addirittura superflua, ma non si sa mai. Si alza il Pierino di turno, quello saputello e spocchioso dell’ultimo banco – indifferentemente di centro, di destra o di sinistra – e con gli occhi grondanti sangue e bile ti grida in faccia: “Scusi, Genzale: ma lei non era quello che del governatore De Luca scriveva …?”.
Ebbene sì, caro Pierino, sono proprio io. E su De Luca non ho cambiato idea, nemmeno d’una virgola: ha capacità politiche ed amministrative fuori dal comune, è una persona perbene, e meno male che c’è ancora lui alla guida della Campania nel lungo, faticosissimo e, con ogni probabilità, drammatico tratto di strada che dovremo ancora percorrere per uscire dal tunnel dell’emergenza sanitaria ed economico-sociale.
Tanto premesso, veniamo al dunque. Il dunque è che nessuno deve sorprendersi, a cominciare da Pierino, se scrivo (e titolo) che lo “Sceriffo” De Luca ha la pistola scarica di fronte alla seconda ondata di Covid: un’ondata da brivido se ieri – in progressivo aumento rispetto ai giorni precedenti – la Campania ha fatto registrare un altro record: ben 757 casi positivi su 9.925 tamponi effettuati in 24 ore. E ce l’ha scarica la pistola, De Luca, perché gliela abbiamo scaricata noi – chi più chi meno – durante il rilassamento estivo pieno zeppo di assembramenti ovunque, dalle spiagge alle movide alle ordinarie passeggiate all’aperto, e pieno zeppo di affollamenti nei ristoranti e via discorrendo.
L’abbiamo scaricata noi, quella pistola sempre fumante nei mesi della prima emergenza, quando abbiamo “voluto” ritenere che tutto fosse finito, nonostante i grilli parlanti della scienza medica mondiale continuassero ad avvertirci che il Covid non andava in vacanza, e che anzi avrebbe profittato dei nostri rilassamenti per colpire, senza nessuna pietà.
La pistola dello Sceriffo l’ha scaricata il governo centrale, quando anch’esso si è rilassato e non ha provveduto a fare le cose che per tempo avrebbe dovuto fare, sapendo che la seconda ondata, attesa per l’autunno, sarebbe arrivata puntualissima come un orologio svizzero. Cose importanti e indispensabili, proprio quelle che stanno mancando in questi giorni e che rischiano di far precipitare la Campania in una emergenza infernale. Citiamo quelle essenziali, ancora ieri ripetute da De Luca all’incontro romano con il ministro della Salute, Speranza, e con il commissario Arcuri: 1) le forniture indispensabili per i dispositivi di sicurezza, per i test molecolari e sierologici, per attrezzare al meglio le terapie intensive e sub intensive con relativi ventilatori polmonari; 2) la carenza di personale: i bandi pubblici già esperiti non hanno prodotto una copertura sufficiente, sicchè le Asl sono impossibilitate a fornire l’assistenza necessaria al numero elevatissimo di pazienti asintomatici costretti all’isolamento domiciliare fino alla scomparsa verificata del Covid.
L’ha scaricata, quella pistola, la politica politicante, espressione cara a De Luca e invero molto azzeccata. È la politica di tutti coloro che si sono impegnati, nella campagna elettorale delle regionali, per dissacrare l’azione amministrativa anti-Covid del governatore, immaginando di demolirne l’immagine. Si sa come è finita: nelle urne i campani gli hanno ridato fiducia con un consenso perfino sproporzionato; ma nella loro testa è ugualmente passato il messaggio che De Luca avesse a sua volta esagerato con l’obbligo delle mascherine, il lanciafiamme, le ordinanze troppo rigorose, quasi “punitive” e bla bla bla.
Insomma, sappiamo tutti come funziona: se il nostro medico di fiducia ci raccomanda di non mangiare troppi grassi perché il colesterolo alto “può” creare problemi al cuore, fermo restando la nostra fiducia in lui, noi siamo sempre propensi a vedere in quel “può” la possibilità e non la probabilità che ci ammaleremo. E giù con tutto ciò che appaga palato e pancia: come dicono a Napoli, “dimane fa gnuorno!”.
Per tutta l’estate, il giorno e la notte – a Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento – sono stati vissuti come un contrappasso al contrario da molta, troppa gente: due mesi e mezzo di liberazione da tutto, a cominciare dalle mascherine per finire con i distanziamenti sociali. Il passaparola è sembrato essere “Abbasso il lockdown!”, “Mai più lockdown”. Quelle imprudenze, se non vogliamo chiamarle irresponsabilità, sono la causa principale del probabile “down” verso una nuova chiusura.
De Luca è stato disarmato – chiamiamoli per nome – dai troppi imbecillì, compresi sindaci e politici, e al netto dei mascalzoni propriamente definiti, che hanno voluto ostentare la loro presunta forza caratteriale e istituzionale sfidando il Covid, alimentando la trasgressione con comportamenti e atti irresponsabili. Il presidente della Regione è stato perfino accusato di utilizzare lo spauracchio” del Covid come arma per vincere le elezioni. Ed è stato sbeffeggiato quando avvertiva che in autunno avremmo pagato un conto salatissimo in mancanza del rigore necessario.
Ci siamo arrivati. Intanto, una pallottola in meno oggi, un’altra domani, la pistola dello Sceriffo è rimasta senza colpi. Ieri, all’incontro con Speranza ed Arcuri, De Luca ha provato a ricaricarla con la forza dei numeri devastanti del contagio, con l’elenco ragionato delle inadempienze del governo centrale e del commissariato, con la lista puntuale di ciò che serve qui e subito per arginare la diffusione del Virus, impresa ardua, per come si son messe le cose, nella regione a più alta densità demografica d’Italia, anzi d’Europa.
Tuttavia, forse qualche colpo della sua Colt lo Sceriffo dovrebbe esploderlo anche all’indirizzo di non pochi capi della burocrazia regionale centrale e periferica: se ci sono persone che attendono anche dodici giorni dalla segnalazione del medico di famiglia per essere sottoposte a tampone; se per ottenere una risposta di Covid-test si è costretti a penare una settimana; se i medici di famiglia vengono abbandonati ai loro destini, senza protezioni di sicurezza, e giustamente denunciano la difficoltà perfino di poter somministrare il vaccino anti-influenzale: se tutto questo accade, e purtroppo assai spesso accade – beh! – non possiamo prendercela con il destino cinico e baro. E almeno qualche colpo in aria, in segno di “avvertimento”, è proprio ora che lo Sceriffo lo spari.
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