Il Covid incalza. Caro Governatore, o cambi “terapia” o il paziente muore
Caro Governatore De Luca, perdonami se in barba alle formalità stavolta ti do del Tu anche in pubblico come da anni facciamo in privato, ancorché nelle rare occasioni di incontro che capitano: si tratta del Covid, della nuova emergenza che incombe sulla Campania, ahinoi molto più drammatica di quella già vissuta da marzo a giugno, per cui al diavolo l’etichetta istituzionale e professionale. Insomma, mettiamola così: ti scrive questa lettera aperta un cittadino della regione e non il giornalista, il medesimo giornalista che con profonda convinzione ha apprezzato tutta l’opera politica e amministrativa che hai condotto in questi tremendi mesi di emergenza sanitaria, e che ti ha sostenuto anche quando politici (perfino del Pd) e cronisti (non solo di simpatie destroidi) ti hanno massacrato e talvolta anche deriso.
Da cittadino della nostra regione voglio dirti, innanzitutto, che la mia grande preoccupazione di oggi non discende dalla circostanza (sempre dichiarata) di essere un bel po’ ipocondriaco. Ecco, le fisime personali, puntualmente ammantate di naturale pessimismo, questa volta non c’entrano niente. Parla la curva dei contagi in Campania. Parlano quei numeri di casi positivi ormai mediamente attestati sui 300 al giorno. Parlano i posti letto di terapia sub-intensiva ormai saturi. Parlano le decine di focolai accesi in troppi diversi e distanti punti del territorio regionale per essere facilmente controllabili e gestibili. E parlano le previsioni nere degli esperti, che Tu stesso responsabilmente hai fatto tue, rilanciandole con i toni giusti, ancora ieri, nel corso dell’incontro romano con il ministro dell’Interno e con il Capo della Polizia.
Nella sua penultima giornaliera Siringa, la personificazione satirica del sottoscritto – ovvero Mila Martinetti – ha scritto che di fronte alla nuova ondata di Covid lo Sceriffo De Luca si è ritrovato con la pistola scarica: allusione al fatto che non stanno funzionando né i lanciafiamme né le ultime ordinanze.
Non sta funzionando l’ordinanza che impone le mascherine anche all’aperto e sempre, pena una sanzione da mille euro: non perché la gente se ne freghi di sborsare una cifra equivalente al salario medio di un operaio, ma più verosimilmente perché a fregarsene (di elevare multe) – come ho chiosato nel Buongiorno di ieri – sono i vigili urbani, quindi i sindaci; e sono i carabinieri e i poliziotti, quindi – per farla breve – il Signor Prefetto.
Al riguardo, carissimo Governatore, ti propongo di scommettere un Tuo centesimo contro cento euro miei: scommettiamo – ad esempio – che se ad Avellino si fanno cento multe in una settimana invece di quattro, quante ne abbiamo sin qui contate, i cittadini non si tolgono la mascherina nemmeno quando dormono?
Non parliamo di Napoli e Salerno e Caserta e Benevento: lì va anche peggio, nel senso che nessuno controlla quelli che dovrebbero essere i controllori dell’obbligo di mascherina. Insomma, hai fatto un’ordinanza che tantissima gente responsabile rispetta, ma che una minoranza di strafottenti incivili non osserva, facendo così circolare il “maledetto Virus” e vanificando gli effetti prodotti dal comportamento esemplare di tanta gente perbene, oltre che dal sacrificio che tutti abbiamo fatto nei tre mesi di lockdown.
Non sta funzionando l’ordinanza che impone l’obbligo della mascherina al chiuso: un giro a sorpresa negli uffici e nei locali pubblici e tocchi con mano una rilassatezza da tempi ordinari. E non sta funzionando l’obbligo del distanziamento sociale, né all’aperto né al chiuso, “con” e, peggio, “senza” mascherina. Insomma, per non dilungarci nell’elenco, non sta funzionando come avrebbe dovuto e s’era sperato tutto ciò che è stato affidato all’intelligenza, alla coscienza e ai comportamenti individuali. E la causa della “pistola scarica” è sostanzialmente questa: non funzionano i Vice-Sceriffi che la legge individua sui territori e che sono già stati citati sopra: vigili urbani, carabinieri, poliziotti. Ossia i controllori.
L’incontro di ieri con il ministro dell’Interno e con il Capo della Polizia – è scritto nel comunicato stampa del Tuo staff – è stato proficuo, e “… Le azioni che si metteranno in campo nelle prossime ore, anche in relazione a nuove ordinanze nazionali e regionali, serviranno ad isolare ed eliminare situazioni di irresponsabilità”.
Al pari di tutti i cittadini della Campania, e naturalmente al netto degli incivili e degli strafottenti, io voglio ardentemente sperare che le nuove misure, come Tu dici, serviranno a recuperare il senso di responsabilità dei buzzurri. Consentimi una minima riserva di scetticismo, con l’impegno che ti darò pubblicamente del “Magnifico” se ciò che hai immaginato di fatto accadrà.
Tuttavia, converrai che le cose non stanno funzionando solo a causa della inciviltà d’una parte estremamente minoritaria della popolazione campana, che peraltro può godere della complicità di chi dovrebbe controllare e sanzionare i trasgressori e non lo fa: magari perché ritiene si possa e si debba indulgere all’amicizia, alla comparanza o al sentimento di paesanitá. Converrai, caro Governatore, che c’è anche un deficit di organizzazione centrale e territoriale in questa durissima e complicatissima guerra al Covid. Non è un deficit organizzativo di questo o quell’ufficio presi singolarmente, o di questo o quel direttore generale di Asl o di Azienda ospedaliera, di questo o quel capo dipartimento e via scendendo nelle gerarchie della Sanità locale. E va pure aggiunto, a scanso di equivoci, che il problema non riguarda soltanto la Campania ma tutte le Regioni d’Italia: basti pensare a ciò che è accaduto al Nord con la prima ondata di Covid per evitarsi l’inutile fatica di stilare l’elenco dei primi e degli ultimi della classe: un insegnante sufficientemente severo metterebbe tutti “dietro la lavagna” per qualche ora.
Il deficit organizzativo affonda le radici nel deficit di “cultura sanitaria generale” adeguata per sopportare il peso di condizioni epidemiologiche gravi come quelle svelate dal Covid. Se ancora oggi, nella realtà fattuale e non in quella virtuale, bisogna attendere giorni per praticare dei tamponi, se altrettanto tempo occorre per conoscere gli esiti di quei test, appare del tutto scontato che il Virus coglie l’opportunità per andarsene in giro, infettare altra gente, e rendere così sempre più difficile l’individuazione e lo spegnimento dei focolai.
Voglio dire, Governatore carissimo, che la mancanza (o la carenza) di supporti tecnico-scientifici e logistici adeguati alla gravità di questa pandemia riduce la funzione dei vertici delle aziende sanitarie al rango di veri e propri dilettanti allo sbaraglio, con le conseguenze cui stiamo assistendo in queste ore ed alle quali, con il passare dei giorni e l’aumentare dei contagi, sempre più difficilmente riusciremo a dare risposte soddisfacenti.
Tu, caro Governatore, sei riuscito a fare cose egregie nella prima fase della maledetta pandemia. Hai anticipato Palazzo Chigi su molti provvedimenti poi adottati dal governo centrale, hai suggerito ragionate strategie e indicato le strade operative da seguire. Questa attività di Pensiero e di Azione ti ha fatto guadagnare popolarità in Italia e notorietà in Europa e in molti Paesi del resto del mondo, e stando al voto democratico ti ha fatto meritare una vittoria elettorale dalle dimensioni imprevedibili. Ora, però, è tempo di fare anche altro se non si vuole rischiare di aver vinto diverse battaglie e di perdere la guerra. Io non ho titoli per suggerire “cosa fare e come farlo”. Capisco che non sta funzionando. Intuisco che non basteranno lanciafiamme e ordinanze, a meno che non si voglia radicalizzare le decisioni con un nuovo lockdown. Di certo c’è che la terapia va cambiata, qui e subito. Se – come si dice – i medici continuano a discutere, per di più del niente, non c’è scampo: il paziente muore.
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