Sentenze “aggiustate”, Mauriello collabora e passa ai domiciliari

Qualche segnalazione per amici, ma nessun giro di soldi o mazzette. E soprattutto, il caso interessa notevolemente la provincia di Avellino per le ricadute che potrebbe avere l’inchiesta sullo sport e non solo, nessun interesse nè interferenza sulle vicende e i ricorsi pendenti della Sidigas.
Difeso dall’avvocato Alfonso Quarto il giudice tributario irpino Antonio Mauriello, membro del Consiglio Nazionale della giustizia tributaria, dopo l’arresto si è sottoposto a un primo interrogatorio del gip del tribunale di Salerno Pietro Indimmineo, scegliendo di collaborare e descrivendo la propria versione dei fatti che gli sono stati contestati. Mauriello è accusato di corruzione in atti giudiziari, assieme ad altre sei persone. Come Mauriello cinque di questi sono stati ascoltati ieri dal gip, e avrebbero già ammesso, almeno parzialmente, le loro responsabilità. Per questo il magistrato al termine delle escussioni ha stabilito una misura cautelare più mite per gli indagati, che dal carcere sono passati tutti ai domiciliari. Domani invece toccherà al produttore televisivo irpino Casimiro Lieto comparire davanti al gip.
Mauriello dunque ha raccontato una versione ben diversa rispetto al quadro accusatorio messo in piedi dalla Guardia di Finanza di Salerno, che lo ha descritto come il dominus di un sistema corruttivo in cui il giudice avellinese, in qualità di intermediario, riusciva a ottenere sentenze favorevoli per amici e clienti, annullando le pendenze tributarie a loro carico. Mauriello invece al gip ha ammesso di essersi sì esposto facendo una serie di segnalazioni a favore degli amici, smentendo però categoricamente di aver ottenuto vantaggi di tipo economico per questi suoi interventi presso la commissione tributaria; inoltre, in merito ai ricorsi Sidigas, ha asserito di non essersene mai interessato. E ha invece stigmatizzato il ruolo e le versioni di Spanò, il giudice della commissione tributaria, e di Naimoli, funzionario presso l’ufficio, che avrebbero con le loro deposizioni ‘incastrato’ Mauriello, che dunque si ritiene in pratica una loro ‘vittima’.
E’ stato il giudice Fernando Spanò, ascoltato durante la fase di indagini dai militari della Gdf, a scoperchiare il vaso di Pandora di quest’inchiesta, ammettendo di aver accettato da Mauriello una mazzetta da 10mila euro per pronunciarsi a favore della Sidigas in merito a una pendenza di quasi un milione di euro ai danni della società di distribuzione del gas. E in effetti la sentenza fu favorevole. Non solo, l’accordo tra Mauriello e Spanò riguardava almeno altri nove ricorsi della Sidigas che pendevano davanti alla Commissione Tributaria Regionale di Napoli e che Spanò avrebbe dovuto ‘aggiustare’. A confermare le accuse di Spanò anche il racconto di Giuseppe Naimoli, che aveva descritto un incontro, organizzato da Mauriello e a cui sarebbe stato presente un referente della Sidigas, finalizzato a raccomandare il figlio di Naimoli per trovargli un lavoro; in cambio Naimoli avrebbe dovuto interessarsi dei ricorsi Sidigas, cercando di veicolarli alla sezione della commissione tributaria di cui era presidente Spanò.
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