Egregio sindaco, se permette, ho due parole da dirLe
Egregio sindaco Gianluca Festa,
stavolta, se mi permette un rimprovero, ha sbagliato. E per ben due volte.
La prima, per quello che ha detto a me personalmente. Quando Lei afferma che mi faccio suggerire le domande dal direttore, come se fossi uno strumento di un Suo regolamento di conti, svilisce prima di tutto la mia persona, immediatamente dopo anche la mia professionalità.
Che Lei mi creda o meno, da quando faccio questo mestiere non ho mai permesso a nessuno né di suggerirmi che tipo di domande porre a chicchessia, né cosa scrivere all’interno di un articolo, su cui appongo sempre la mia firma prendendomi l’assoluta responsabilità di ciò che scrivo o dico e rivendicando la mia autonomia. A questo devo aggiungere che fortunatamente, da quando lavoro a Irpinia Tv, nessuno allo stesso tempo si è permesso mai di dirmi o ‘suggerirmi’, come a Lei piace dire, cosa fare o scrivere.
E non è cambiato nulla, come a Lei probabilmente piace o conviene pensare, da quando Franco Genzale è diventato il mio direttore. Che avrà tutti i difetti di questo mondo, ma su un punto non transige: garantire alla sua redazione la più assoluta e totale libertà nello svolgimento del proprio lavoro. Mai un’imposizione, ma nemmeno un’imbeccata. Neanche un timido ammiccamento, sfruttando magari il suo ruolo per ‘indurci in tentazione’. Certo, ha una precisa linea editoriale che esercita avendone piene facoltà, fa parte del suo mestiere ed è connaturata al suo incarico, ma la rende esplicita attraverso le sue trasmissioni e le sue opinioni. Noi della redazione invece nell’esercizio quotidiano del nostro lavoro godiamo di piena e totale autonomia, la condizione ideale per svolgere al meglio questo mestiere.
Che non consiste solo, e qui vengo al secondo punto, vera nota dolente di tutta la vicenda, nel riportare a testa bassa quel che ci accade attorno. Oppure di mettere un microfono davanti alla bocca altrui e limitarsi a raccogliere ciò che ha da dire. Questa è solo una parte, la parte più semplice e ovvia tra l’altro, di questo lavoro. Un buon giornalista osserva, guarda, ascolta, ma anche analizza, scava, scopre. Riflette. E soprattutto fa riflettere.
Ma Lei, con il suo atteggiamento, mi spiace dirlo, ha dimostrato di non avere alcun rispetto di questo mestiere. E mi dispiace, perché da quel che ho letto dal suo curriculum, ho visto che anche Lei nel suo passato ha fatto il giornalista. Forse lo è tuttora, questo non lo so.
So però che oggi è sindaco, una carica che ha ottenuto grazie alla fiducia della maggior parte degli avellinesi che l’hanno votata. Un onore che ritengo che Lei abbia meritato, sul campo, per l’impegno profuso durante questi anni in qualità di amministratore e anche attraverso una campagna elettorale evidentemente convincente. Ma anche un onere: ogni giorno Lei è tenuto a rendere conto, non solo a chi l’ha votata, ma soprattutto a quelli che non l’hanno scelta, il suo operato.
Ed è qui che entriamo in gioco noi, i giornalisti. Che abbiamo il compito di raccontare quel che lei fa, di farsi da tramite tra la sua persona e la cittadinanza. Che non possiamo limitarci a riportare quel che lei dice o ci ‘suggerisce’ di dire; quella sindaco si chiama propaganda, per svolgerla ci sono gli addetti stampa. I giornalisti, quelli che sentono il peso e la responsabilità di questa professione, garante assoluta della democrazia, oltre a riportare come Le ho detto analizzano, scavano, indagano, riflettono. E fanno riflettere. E soprattutto, nei confronti del potere, si pongono contro. Non per pregiudizio, ma per equilibrio dei ruoli. Non possono permettersi il lusso di assecondare il potere rafforzandolo, sono obbligati ad andargli contro, a sottolinearne le debolezze, a ingigantirne i difetti. Per limitare, appunto, la forza di questo potere per riconsegnarlo nelle mani del popolo, che lo conserva e lo detiene, legittimato dalla Costituzione che garantisce e protegge i diritti di tutti noi cittadini.
E dunque egregio sindaco, sono tenuto a farLe continuamente delle domande, e più sono scomode e meglio significa che faccio il mio mestiere; il Suo ruolo invece è quello di rispondere, cercando di essere il più convincente possibile e cercando di dimostrare, se Le riesce, la maggiore serenità possibile. Perché solitamente, tranne nel caso in cui si è bravi a fingere, è indice di trasparenza, di lealtà, verso i giornalisti e dunque verso i cittadini; evitare invece la risposta, attaccare personalmente chi ha posto la domanda, come accaduto oggi, e mostrare il proprio nervosismo, manifesta semplicemente che probabilmente si è toccato qualche nervo scoperto. E induce la gente, quella che ha voglia di riflettere, che qualcosa effettivamente non va e che grazie a quel giornalista è venuto alla luce.
Chiudo entrando velocemente nel merito della questione che ha portato alla discussione tra noi (su cui ho già cercato un chiarimento, a voce, ma non avendo portato i frutti sperati ho pensato di fare un ulteriore tentativo scrivendoLe) facendo una doverosa precisazione. Sarò il primo ad essere contento, assieme ai tifosi e ai cittadini di questa provincia, se un imprenditore serio e affermato non solo in Irpinia, ma in tutta Italia, come Angelo Antonio D’Agostino possa acquistare e salvare l’Us Avellino e perché no, magari anche la Felice Scandone. Sono contento se lo stesso imprenditore rileverà la gestione della piscina comunale e finalmente la faccia funzionare come si deve, senza nessuna ombra. Sono contento che possegga due televisioni, contribuendo alla diffusione della libera informazione e permettendo a molti miei colleghi di poter esercitare la loro professione. Sono contento che continui a costruire in città, dando lavoro a decine e decine di operai, e contribuendo a rendere questa città ogni giorno migliore.
Temo però, lo ribadisco, che aggiungere a tutto questo anche un ruolo politico, che lo vede a pieno sostegno, da anni, della Sua persona, possa comportare un rischio. In primis proprio per le sue attività imprenditoriali, gli appalti pubblici si sa in genere portano più rogne che guadagni; poi per calcio e basket, nel caso in cui ne entri effettivamente in possesso: abbiamo visto, nel passato anche recente, come la commistione tra politica e sport possa pregiudicare il futuro delle squadre della nostra città; ultimo ma non ultimo per noi tutti, che ad ogni appalto, vinto pure legittimamente (sulla Sua trasparenza e moralità non abbiamo motivo di dubitare), continueremo ad avanzare sospetti che distruggono giorno dopo giorno la fede che quotidianamente ogni cittadino ripone sulla tenuta democratica di questo paese, presupposto irrinunciabile che consegna a ognuno di noi la concreta speranza e augurata possibilità di poterci realizzare secondo i propri meriti e il proprio impegno.
Detto tutto questo ritengo, e concludo, che sta a Lei evitare,per il ruolo che ricopre, che questo rischio diventi realtà. Per questo mi sono permesso di rivolgerLe determinate domande. E, al netto dell’offesa che mi ha rivolto, su cui sono ben pronto a soprassedere, attendo ancora una sua convincente risposta.
Grazie per l’attenzione che mi ha dedicato, con la certezza che la prossima volta la nostra intervista avrà decisamente tutt’altri toni.
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