Scandalo in Diocesi, il vescovo confessa
Scandalo in Diocesi, il vescovo Arturo Aiello confessa. O meglio si confessa al taccuino di Franco Genzale, che aveva divulgato il contenuto di una registrazione di un conciliabolo dei parroci della provincia irpina svoltosi lo scorso marzo al Loreto, i giorni successivi del caso del corvo, Don Enrico Russo, che aveva tappezzato la città di volantini accusando i colleghi di aver compiuto presunti abusi sessuali nei confronti dei fedeli.
Nella registrazione monsignor Aiello ha affermato che pur se fosse a conoscenza di abusi sessuali compiuti dagli appartenenti al clero della sua diocesi, mentirebbe ai giudici se sottoposto a interrogatorio. E il vescovo conferma a Genzale nell’intervista di aver pronunciato quella frase. “Ho detto effettivamente che avrei mentito se sottoposto a interrogatorio. Attenzione, però, al contesto: non solo era un linguaggio paradossale; quant’anche e soprattutto era riferito alle debolezze della carne, presenti ovunque, anche nel clero, non agli abusi sessuali. Il mio voleva essere, ed è, un messaggio di protezione. Ho usato il paradosso, ma il senso era ed è questo ”. Il giornalista Genzale riconferma davanti al vescovo che la frase si riferiva anche ad abusi sessuali, ma Aiello ribadisce che se fosse a conoscenza di abusi sessuali non mentirebbe mai davanti a un giudice, “ripeto, il mio era e resta un messaggio di protezione, non di assenso. Nei confronti di chi ha sbagliato sono stati assunti provvedimenti adeguati”, le parole del vescovo, riferendosi al caso di Don Enrico Russo. Genzale a questo punto chiede però al vescovo se fosse a conoscenza del fatto che ad aiutare Don Enrico Russo a spargere i volantini sono state sette persone che avevano subito, da ragazzi, abusi sessuali nell’ambito del clero. “Assolutamente no, non sono affatto a conoscenza di questi fatti”, la risposta secca di monsignor Aiello
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